Con Draghi al Quirinale, Bianchi non sarà più Ministro: qual è il futuro per la scuola?
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Avranno inizio il 24 gennaio alle 15 le votazioni del Parlamento per il nuovo Presidente della Repubblica. Con tutta probabilità, il nome del successore di Sergio Mattarella arriverà entro la fine del mese, ma com'è lecito aspettarsi già ci sono alcuni nomi di possibili candidati.
Dall'improbabile Berlusconi, già quasi scaricato dal suo Centrodestra, ai nomi di Amato, Casini e Letta, prende sempre maggior vigore anche la candidatura di Mario Draghi.
Quali sono gli scenari per il governo che ha finora gestito i fondi del PNRR, nel caso l'attuale Presidente del Consiglio fosse eletto?
Premier "pro tempore" e Governo di unità nazionale: cosa succederà da febbraio?
Anche se in apparenza spingono per una continuazione di Mario Draghi a Palazzo Chigi, tutte le forze politiche stanno valutando le conseguenze di uno scenario che vedrebbe l'attuale Premier al Quirinale.
Nonostante la delicatezza della situazione, i partiti che più sarebbero inclini a un esito del genere sono Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Al contrario, il blocco del Centrodestra formato da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia pare non aver ancora sciolto le riserve.
Se il risultato delle votazioni porterà Draghi a diventare il prossimo Presidente della Repubblica, si allontana comunque l'idea delle elezioni immediate.
In questo scenario, potremmo assistere a un mini rimpasto di governo. Renato Brunetta, il ministro più anziano, diventerebbe Presidente del Consiglio pro tempore in attesa di un nuovo governo, che però non sarebbe più tecnico-politico come quello attuale.
Il nuovo premier sarebbe sì slegato dalla politica, una figura istituzionale per un Governo di unità nazionale fino al 2023, ma con all'interno tutti i leader di partito.
Sull'agenda del probabile nuovo esecutivo, ci saranno:
- il rispetto delle date imposte dall'Unione Europea per accedere alla seconda tranche di fondi del PNRR;
- la nuova legge elettorale;
- il contenimento della pandemia di Covid e la campagna vaccinale.
Con Draghi al Quirinale, quale destino per il Ministro Bianchi e la scuola?
E per quanto riguarda il mondo scolastico? Se Mario Draghi non sarà più Presidente del Consiglio, come abbiamo visto anche i ministri tecnici non faranno parte del nuovo Governo di unità nazionale. Con tutta probabilità, quindi, anche Patrizio Bianchi dovrà lasciare il Ministero dell'istruzione.
Il nuovo nome sarebbe il quinto Ministro dell'Istruzione nella medesima legislatura, dopo Bussetti, Fioramonti, Azzolina e Bianchi. Di certo, non il migliore degli esiti per il settore scolastico, sempre più sotto pressione da diverse parti.
Non saranno soltanto il PNRR e i finanziamenti a interessare il Ministero, ma anche e soprattutto:
- la questione del rinnovo contrattuale, con gli incontri previsti a breve;
- i nuovi concorsi previsti per il 2022;
- la polemica con i Dirigenti Scolastici per la figura del Referente Covid;
In generale, l'attuale situazione di una scuola precaria che - al netto dei proclami della politica - necessita di maggiore organizzazione e programmazione.