29 Novembre 2021 Docenti Commenti

Ennesimo caso di docente picchiato fuori da scuola, si chiede giustizia

Ancora una volta un docente viene "punito" fisicamente per aver rimproverato un alunno, cioè per aver compiuto il proprio lavoro. Dopo il caso di Villaricca, in provincia di Napoli, che si è concluso con una prognosi di 20 giorni e diverse lesioni cutanee per il povero malcapitato, ecco il ripetersi della storia: stavolta in Sicilia, dove una mamma ha preso a calci e pugni un'insegnante, colpevole di aver ripreso il figlio in classe.
Secondo quanto riportato dalle principali testate locali, la mamma si sarebbe recata a scuola e, dopo aver atteso il termine delle lezioni, ha aggredito l'insegnante in questione prima che questa potesse entrare nella sua auto. Dopo averla fatta cadere per terra, l'ha colpita ripetutamente con calci e pugni davanti ad alunni e genitori, i quali hanno subito chiamato le forze dell'ordine.

A causa delle percosse ricevute,la docente è stata trasportata urgentemente in ospedale per ricevere immediate cure mediche. Sull'aggressione è stata aperta un'indagine da parte delle autorità locali che, tramite una prima ricostruzione, hanno ricollegato la causa scatenante a un rimprovero fatto dall'insegnante ben un anno prima al figlio della picchiatrice. Quest'ultima. Tra l'altro, dopo aver scoperto quanto accaduto, avrebbe fin da subito minacciato la donna dicendole: "Al momento sono incinta, ma non appena partorisco le prime botte saranno per te".

Alla fine delle indagini, la mamma è stata identificata e ovviamente denunciata.

L'insegnante è un pubblico ufficiale: picchiarlo è reato penale

Alcuni genitori, in base ai fatti che purtroppo continuano ad accadere, ritengono di avere il diritto di poter agire come meglio credano nei confronti degli insegnanti, accusati di commettere quasi dei soprusi sui loro allievi e, pertanto, meritevoli di essere aggrediti. Una sorta di "giustizia personale" che, però, di giusto non ha proprio nulla.

Il professore, infatti, nel momento in cui esercita la sua funzione all'interno di un istituto scolastico, diventa a tutti gli effetti un pubblico ufficiale. Pertanto, nonostante oggi sia depenalizzata, l'ingiuria consiste in un oltraggio a pubblico ufficiale, un reato che può essere commesso dall'alunno che insulti o denigri apertamente e pubblicamente un docente in presenza di altre persone.

Cosa prevede il Codice Penale

In merito a questo, l'art. 357 del Codice Penale riporta che "agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa" e, quindi, anche gli insegnanti. Inoltre, come disposto dal secondo comma dell'art. 357 novellato dalla l. n. 86/90 e successivamente modificato dalla l. n. 181/92, "è pubblica la funzione amministrativa disciplinata da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi", parole che sottolineano come ogni insegnante possa far rivalere il suo ruolo e la sua autorità nel suo ambito di competenza.

E ancora, l' art. 358 del Codice Penale evidenzia che "sono incaricati di pubblico servizio coloro i quali, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio. Per pubblico servizio deve intendersi un'attività disciplinata nelle stesse forme della pubblica funzione, ma caratterizzata dalla mancanza dei poteri tipici di quest'ultima e con esclusione dello svolgimento di semplici mansioni d'ordine e della prestazione di opera meramente materiale".
La qualifica di pubblico ufficiale, nel corso del tempo, è stata riconosciuta a diversi soggetti, compresi gli insegnanti delle scuole pubbliche, così come ha ribadito la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15367/2014; inoltre, il suo ruolo con si limita solo al tempo dedicato alle lezioni, ma si estende anche "alle connesse attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri dei genitori degli allievi" riconoscendo, così, tutti gli elementi del reato di oltraggio a pubblico ufficiale da parte di un genitore.

Decreto sicurezza bis e novità

Con il decreto legge sicurezza bis, nato come decreto legge n. 53/2019, poi convertito in legge n. 77/2019, è prevista una norma che, in modo indiretto, riguarda il personale docente in qualità di pubblico ufficiale.
Mentre l'articolo 341-bis del Codice Penale recita quanto segue: "Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l'onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d'ufficio ed a causa o nell'esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni", l'articolo 7 del decreto legge n. 53/2019, convertito in legge n. 77/2019 modifica le parole "fino a tre anni" con "da sei mesi a tre anni".

In questo modo, si lascia ampio margine per commisurare la colpa commessa e, di conseguenza, la pena da scontare. Poco cambia: nel momento in cui un docente viene denigrato da un alunno o umiliato e/o maltrattato da un genitore sussiste reato penale e, come tale, deve essere trattato.

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