Giornata contro la violenza sulle donne: i dati post Covid-19 e le attività di sensibilizzazione scolastiche
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Ogni anno, il 25 novembre corrisponde alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, completamente dedicata alla sensibilizzazione sull'argomento e a far luce sulla violenza di genere che, ancora oggi, non accenna ad arrestarsi.
Gli effetti della pandemia da Covid-19 sulla violenza contro le donne
Se la pandemia, secondo i cartelli e i manifesti comparsi su balconi e trasmissioni tv, avrebbe dovuto renderci migliori, in realtà non ha fatto altro che aumentare i casi di violenza femminile non solo in casa, ma anche nei luoghi pubblici e nei posti di lavoro. Le donne sono, purtroppo, da sempre nel mirino dell'abuso sia fisico, che psicologico, ma il Covid-19 ha fatto emergere una nuova urgenza che richiede prevenzione e supporto per vittime e sopravvissuti.
Le disuguaglianze e le violenze già esistenti sono peggiorati sia durante il lockdown, sia nel post emergenza: le donne guadagnano meno, hanno minori possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato e il loro lavoro domestico non viene riconosciuto né economicamente, né eticamente. Questo si riversa principalmente sui soggetti emarginati, immigrati, di colore, con disabilità e/o che vivono in uno stato di povertà; senza pensare agli individui LGBTQI2S+, cioè coloro che subiscono il più alto numero di molestie e violenze. Le donne lavoratrici di colore, immigrate o con disabilità sono state le principali colpite dalla perdita di reddito e posti di lavoro durante la pandemia e, secondo i dati dell'OMS, è aumentato anche il livello di odio anti-semitico e di altre forme di discriminazione.
Dopo quasi 2 anni di emergenza sanitaria, che ha visto uno sconsiderato aumento di femminicidi, è arrivato il momento di agire.
Violenza sulle donne: tipologie e motivazioni
Quando si parla di violenza contro le donne si abbraccia un campo vasto e variegato: le tipologie e le motivazioni che possono spingere a compiere atti violenti e discriminanti sono innumerevoli, spesso giustificati dalle stesse vittime che, se non aiutate, in molti casi continuano a credere di essere loro le colpevoli.
Matrimonio infantile
Il matrimonio infantile rientra tra le prime cause di violenza sulle donne, tanto da essere identificato come un vero e proprio abuso sessuale. Una pratica simile può avere gravi effetti negativi sulla salute delle bambine e delle ragazze sia a livello fisico, sia a livello emotivo. I dati UNICEF evidenziano che circa 39mila ragazze al giorno rischiano di essere costrette a sposarsi ancora prima di aver compiuto 18 anni.
Tratta degli esseri umani
Costringere gruppi di individui, soprattutto donne, a lasciare la propria comunità per svolgere lavori forzati o essere destinati al commercio del sesso è tra le cause di violenza femminile. L'ONU ha rilevato che ogni anno vengono movimentate tra le 500mila e i 2 milioni di persone, l'80% donne spesso molto giovani.
Violenze sessuali in zone di guerra
Nelle situazioni di conflitto, lo stupro e l'abuso sessuale sono all'ordine del giorno. I carnefici, spesso e volentieri, appartengono proprio alle forze armate, oppure a gruppi di ribelli o di semplici civili che approfittano della situazione di caos per prevalere sulle giovani donne. In alcuni casi, la violenza sessuale viene attuata per spaventare le comunità locali e mortificare i nemici.
Molestie per la dote
La dote matrimoniale equivale a una tradizione molto lontana, che risale a prima degli anni Trenta e molto praticata nelle zone dell'Asia meridionale, dove la sposa è tenuta a portare in dote al futuro marito regali e somme in denaro in occasione del matrimonio. Nel momento in cui una donna non è in grado di farlo, o il suo dono viene ritenuto insufficiente, il futuro marito può esercitare il diritto alla violenza e alla molestia non solo sulla ragazza ma sulla sua intera famiglia.
Mutilazione genitale femminile
Questa procedura, che prevede il taglio o la rimozione di parti genitali femminili, viene effettuata senza alcun motivo medico e, in molti casi, comporta gravi danni alla salute di donne e ragazze che devono subirla senza poter replicare. Attualmente, almeno 120 milioni di donne hanno subito la mutilazione genitale per questioni religiose e culturali, anche in Occidente.
Violenza e abusi domestici
Le violenze in casa avvengono, tendenzialmente, per mano del partner o di un familiare. Si tratta della modalità più frequente di abuso, tra le principali cause di femminicidio soprattutto in Italia. Proprio in Europa, 1 donna su 3 ha avuto a che fare con aggressioni fisiche, psicologiche e sessuali a partire già dai 15 anni.
Cosa può fare la scuola
La violenza sulle donne e, in generale, di genere è un argomento che non può non essere trattato nelle classi degli istituti non solo d'Italia, ma del mondo. Al giorno d'oggi, le classi cosiddette "miste" sono ormai di routine e affrontare una tematica così importante in presenza di bambine e ragazze appartenenti ad altre culture diventa fondamentale.
È proprio durante gli anni scolastici, infatti, che gli alunni scoprono il rapporto con il sesso opposto, utile per lo sviluppo della propria individualità e per la consapevolezza del rispetto dell'altro. Il compito della scuola, quindi, sta nel trasmettere i giusti valori che stanno alla base di un sano rapporto uomo/donna e smentire pregiudizi e preconcetti ancora oggi molto imperanti.
Le parole della presidente della Commissione Cultura alla Camera Vittoria Casa
In un lungo e sentito post pubblicato sulla propria pagina Facebook, la presidente della Commissione Cultura alla Camera Vittoria Casa scrive il proprio pensiero in merito a una giornata così importante:
"Il 25 novembre è il giorno di chi non c'è più - si legge - di chi ancora è oppressa, di chi ha finalmente detto no, di chi ha smesso di girarsi altrove, di chi la violenza l'ha percepita in qualunque modo. È il giorno di tutte ed è un giorno di troppo, umanamente impensabile ma ugualmente concreto".
Casa sottolinea come, 20 anni fa, la parola "femminicidio" fosse praticamente sconosciuta, mentre oggi rientra tra le più sentite e utilizzate per scrivere il finale "di una parola detta o non detta, di un'allusione, di un "no" inammissibile, di un'opinione mai chiesta né ammessa, di un grazie mai proferito".
Secondo la presidente, è necessario puntare sull'educazione emotiva:
"Solo quando sensibilità, sopportazione e sacrifici cesseranno di essere qualità dovute da una parte e pretese dall'altra - scrive - quando il senso della vita al femminile smetterà di passare per la vicinanza a un uomo, quando imporsi con la forza all'altro sesso diventerà un tabù, potremo rimuovere la violenza dal destino di ogni bambina e di ogni bambino".
A conclusione del suo post, Vittoria Casa fa riferimento alle mosse pratiche che intende portare avanti con decisione:
"Da anni mi sforzo perché la scuola faccia di più. C'è un'educazione alla parità di genere che ormai è data per scontata ma che deve andare oltre. Oggi in commissione Cultura discuteremo, ad esempio, di competenze non cognitive, ovvero di capacità come l'apertura mentale, la disposizione a collaborare, la coscienziosità, la resilienza, la sicurezza di sé". E conclude: "La battaglia per un mondo nuovo passa anche da lì. E io la vorrei sempre, per ogni ciclo scolastico, fino alla fine. Fino a quando il 25 novembre non sarà che un ricordo".