Presentati i criteri per l'assegnazione dei fondi del PNRR: tutte le criticità
Indice
A seguito degli annunci delle settimane scorse sui fondi del PNRR per la scuola, il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi ha presentato il Decreto per la definizione dei criteri di riparto.
Si tratta, in breve, dei criteri con i quali saranno suddivisi, su base regionale, i fondi europei a sostegno degli obiettivi previsti dal PNRR. Al netto delle cifre stanziate dal Governo per l'edilizia scolastica, i criteri permettono di capire nello specifico come verranno allocati i finanziamenti e su quale base. Vediamo quali sono e le criticità che sollevano.
Gli obiettivi e i criteri del PNRR per la scuola
Come abbiamo rilevato negli ultimi mesi, gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in relazione al settore istruzione sono diversi:
- sostituzione di edifici scolastici inadeguati dal punto di vista strutturale;
- riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;
- aumento degli spazi per l'ampliamento del tempo pieno (mense e palestre soprattutto).
L'ambito principale della ripartizione riguarda proprio l'edilizia scolastica. Fra i criteri comunicati dal Ministro Bianchi, il primo riguarda l'assegnazione del 40% dei fondi previsti al Sud Italia, in modo da colmare il gap nell'offerta formativa in merito a:
- servizi per la prima infanzia;
- tempo pieno nella scuola primaria e secondaria di primo grado;
- disponibilità di mense e palestre.
Gli altri criteri riguardano invece indicatori su tutto il territorio nazionale: carenze strutturali, rischi ambientali e zone sismiche, tassi di abbandono scolastico.
Nelle intenzioni del Ministero dell'Istruzione e del Governo, quindi, l'attenzione va posta sul contrasto alle disuguaglianze educative. Il focus sull'edilizia scolastica dovrà fornire agli alunni spazi adatti all'apprendimento e allo sviluppo delle capacità.
Le criticità della ripartizione dei fondi sull'edilizia scolastica
Nonostante grazie al PNRR siano ricominciati gli investimenti sulla scuola, come peraltro rivendicato dal Ministro Bianchi, non mancano le criticità da segnalare. Ne ha riportate alcune il quotidiano La Stampa.
La prima riguarda i fondi dedicati ai servizi per la prima infanzia, circa 3 miliardi. Il problema è che si concentrano per lo più sull'edilizia scolastica, quando la carenza principale delle scuole dell'infanzia è la mancanza di tempo pieno. Le risorse servirebbero più per colmare questo gap che per costruire edifici già esistenti. Il decreto di Bianchi ha corretto in parte l'allocazione, destinando una fetta dei fondi alla costruzione di nuovi asili nido.
La seconda criticità sul Decreto per la definizione dei criteri di riparto riguarda la sostituzione dei vecchi edifici con i nuovi. Per i progetti già inseriti nella programmazione triennale nazionale, infatti, c'è il rischio che vengano approvati edifici già superati e che, pertanto, non sono in linea con lo spirito del PNRR. Di fronte ai grandi investimenti per la scuola, bisogna scegliere con cura dove e come spendere i finanziamenti europei in modo da sfruttarli al meglio.
Il terzo punto critico riguarda lo strumento dei bandi. Al momento, a redigere i progetti sono le regioni e i comuni: in generale, le amministrazioni locali. Tuttavia, al fine di garantire i diritti educativi dei bambini e degli adolescenti il Ministero deve intervenire dove le amministrazioni locali sono carenti.
Mettere in atto le promesse del PNRR vuol dire anche avere a che fare con tutte queste criticità, mantenendo il focus sull'educazione e sulla funzione che la scuola ha nella società italiana.