Riforme del Pnrr e reclutamento docenti sul tavolo ministeriale: come si diventerà insegnanti?
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Le riforme del Pnrr e le modalità per il reclutamento docenti tornano ad essere al centro dei dibattiti: sul tavolo ministeriale, infatti, in queste ultime settimane che ci separano dal nuovo anno, si stanno prendendo decisioni importanti in merito.
GLI OBIETTIVI DEL PNRR
Il Pnrr punta ad un ripensamento globale del comparto docente, relativo sia alla formazione iniziale che all'iter carrieristico successivo. Se la riforma dovesse andare in porto, attraverso il nuovo piano studiato verranno portati in cattedra oltre 70.000 docenti entro il 2024. L'obiettivo di base resta comunque quello solido di:
"determinare un significativo miglioramento della qualità dei percorsi educativi, per offrire a studentesse e studenti sempre migliori livelli di conoscenze, capacità interpersonali e metodologico-applicative, nonché coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo"
IL PIANO RECLUTAMENTO DOCENTI PRENDE FORMA
Il nuovo schema di reclutamento docenti, in fase di definizione da mesi, sembra stia prendendo forma: per divenire insegnati, nei prossimi anni, occorrerà abilitarsi. Abilitarsi vorrà dire conseguire obbligatoriamente 60 cfu universitari relativi alle discipline pedagogiche, di cui 24 ottenuti mediante tirocinio. Successivamente si dovrà comunque sostenere un concorso, semplificato però, perché pensato con una cadenza annuale e con una sola prova scritta a risposte chiuse. Per finire un anno di formazione di prova. Tale modello, annunciato negli scorsi mesi da Bianchi e Messa, mira ad aumentare la consapevolezza dei futuri docenti, ora studenti universitari, in merito alla professione che si intende intraprendere.
IL REBUS DEI PRECARI
Il nuovo piano potrebbe contenere pure l'altra nota dolente della questione reclutamento: ovvero quella della stabilizzazione dei precari. La questione è ancora incerta: quel che al momento si suppone è che per i docenti con servizio pregresso, almeno in termini di abilitazione, vi sarà una riduzione dei crediti da acquisire. Probabilmente ad essere eliminato, in questo caso, sarà il tirocinio, coincidente quindi a 24 crediti.
LA PROPOSTA DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE
Il Cun - Consiglio Universitario Nazionale - prende distanza rispetto alle tesi sollevate in sede di discussione al governo relative alla riforma dell'insegnamento, esprimendo perplessità sull'intero impianto. Il punto nodale della prospettiva riportata dal Cun risiede nella sua contrarietà all'acquisizione dei crediti universitari specifici all'insegnamento prima della selezione per l'accesso al ruolo. Tale sistema, infatti, sarebbe particolarmente ostico e porterebbe ad un allungamento notevole dei tempi, con un aggravio sull'economia delle famiglie e relativa disparità sociale.
La proposta del Cun risiede piuttosto nell'idea di ubicare al centro di tutto la formazione dei futuri docenti e puntare sul suo potenziamento: dev'esserci prima la selezione per l'accesso al ruolo; soltanto dopo si potrà procedere alla formazione dell'insegnante facendo coincidere tirocinio e anno di prova.
"L'anno di tirocinio va fatto una volta vinto il concorso durante l'anno di formazione e prova. Altrimenti si penalizzano gli studenti. Se i 60 Cfu vanno conseguiti in parallelo con la magistrale, che da sola prevede 120 Cfu, i ragazzi devono iscriversi ai moduli aggiuntivi, con un esborso economico maggiore e rallentando di almeno un anno il conseguimento della laurea. E se poi non vincono il concorso? Ma anche se si sceglie di inserire i crediti nel corso di studi la sostanza non cambia perché si sottrae spazio alle discipline e comunque ci perdono i ragazzi"Ha argomentato in merito Antonio Vicino, presidente del Cun.