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Sindrome di Hikikomori: chi ne è colpito, quali sono i principali sintomi e cosa si può fare per affrontarla o, meglio, prevenirla da parte delle famiglie e della scuola. it-IT Editoriale 2023-08-28T11:00:14+02:00
Famiglie e Studenti

Sindrome di Hikikomori: cos'è, come si riconosce, cosa possono fare le famiglie e la scuola

Sindrome di Hikikomori: chi ne è colpito, quali sono i principali sintomi e cosa si può fare per affrontarla o, meglio, prevenirla da parte delle famiglie e della scuola.

Redazione Universo Scuola
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Ultimamente se ne parla molto, ma ancora non abbastanza. Fra le moltissime notizie sui contagi da Covid-19, sul ricorso alla DaD, sulle modalità di svolgimento degli esami e così via, inizia a trovare spazio anche la sindrome di Hikikomori.

Definita anche come una "forma estrema di ritiro sociale", la sindrome colpisce soprattutto, ma non solo, giovani adolescenti. È il caso di uno studente di Brescia, bocciato agli esami di terza media perché la sua condizione non era stata riconosciuta dalla commissione che aveva presieduto la prova. In quella situazione, è servita la sentenza del Consiglio di Stato per permettergli di iscriversi alla scuola superiore.
Ma cos'è questa sindrome? Come si riconosce? E soprattutto: come si affronta in famiglia e a scuola?

Sindrome di Hikikomori: cos'è e perché si chiama così

Il termine "hikikomori" è una parola giapponese che significa "stare in disparte, isolarsi". In pratica, descrive un fenomeno caratterizzato da:

  • una volontaria reclusione dal mondo esterno;
  • dall'isolamento;
  • dal rifiuto totale di ogni forma di relazione sociale.

Nel caso dei più giovani - adolescenti, studenti ma anche giovani adulti - la sindrome di Hikikomori porta a chiudersi nella propria stanza e rifiutare ogni tipo di comunicazione, anche di tipo familiare e non soltanto sociale.

Nonostante questa forma di reclusione sia presente anche in Occidente, ancora oggi non ha una diagnosi ufficiale del DSM-5. Tuttavia, la condizione è molto diffusa anche se "invisibile" come gli individui che ne soffrono. Rifiutano il contatto sociale e pertanto sono anche più difficili da vedere: diventano fondamentali l'aiuto di psicologi e psichiatri ma anche delle famiglie e della scuola.

Come si riconosce una persona con sindrome di Hikikomori?

Sebbene si attenda ancora una definizione ufficiale della sindrome di Hikikomori da parte della comunità internazionale, non mancano le indicazioni sui sintomi a cui prestare attenzione. A questo proposito, il Ministero della Salute giapponese ne indica alcuni:

  • stile di vita esclusivamente condotto all'interno della propria dimora;
  • nessun interesse verso la scuola, il lavoro o altre attività esterne;
  • ritiro sociale di minimo sei mesi;
  • nessuna relazione esterna con compagni o colleghi.

Questi sintomi sono abbastanza caratteristici, ma possono variare per frequenza e intensità. L'assenza di comunicazioni con l'esterno viene compensata con interazioni che avvengono soltanto tramite Internet, chat, social network e videogame. Inoltre, si tende a escludere la sindrome di Hikikomori nel caso, ai sintomi già elencati, sia presente un disturbo psichiatrico più grave. Schizofrenia, ritardo mentale, depressione sono esempi, ma in questo caso è fondamentale l'intervento di professionisti della salute mentale per riconoscerli.

Infatti, dal momento che l'isolamento e il ritiro sociale possono riscontrarsi in altre condizioni, assume importanza anche la diagnosi differenziale.

Nonostante ciò, è possibile tracciare un profilo statistico che, pur non esaustivo, può aiutare a comprendere la diffusione della sindrome di Hikikomori. Gli individui con tale condizione sono per lo più:

  • giovani entro i 30 anni;
  • di estrazione sociale medio-alta;
  • di sesso maschile;
  • figli unici.

Sindrome di Hikikomori: le possibili cause

Sebbene all'inizio si pensasse che fra le cause della sindrome di Hikikomori ci fosse la dipendenza da Internet, con il tempo gli esperti hanno approfondito la questione. Internet e altre forme di interazione a distanza sono state derubricate a possibili conseguenze.

Per quanto riguarda le cause vere e proprie, invece, si è propensi a individuarle nel:

  • contesto sociale, che porta a sviluppare una chiusura con il mondo quando si avvertono con più forza il peso e il giudizio sociale;
  • contesto familiare, che in presenza di forti pressioni psicologiche da parte dei genitori può portare al rifiuto della figura adulta;
  • contesto scolastico, con un sentimento di inferiorità provato a scuola, gli atti di bullismo di cui si è vittima e un timore verso gli insegnanti fra le possibili cause del rifiuto sociale;
  • contesto comportamentale, che porterebbe a individuare nella forte timidezza e nella spiccata sensibilità una possibile causa della chiusura ai rapporti umani.

Su questa base si innesta anche la differenza fra sindrome di Hikikomori e l'ansia sociale. Laddove quest'ultima è una paura causata dal sentirsi esposti a determinate situazioni e al giudizio altrui, la prima porta l'individuo a chiudersi completamente dal mondo esterno.

Cosa possono fare le famiglie e la scuola per i ragazzi con sindrome di Hikikomori

A oggi, non ci sono studi sufficienti per capire da cosa derivi la sindrome di Hikikomori, se è possibile farne una diagnosi specifica oppure se la condizione rappresenta una manifestazione sociale di un disturbo preesistente.

Detto questo, è comunque necessario capire come affrontare la sindrome nel migliore dei modi. Molti dei genitori di ragazzi Hikikomori, per esempio, non si rivolgono a un medico o a uno psicologo e, in questo modo, rendono difficile anche il censimento di chi soffre di questa condizione.

Se tuttavia in presenza della sindrome di Hikikomori ci si può rivolgere a psicologi e psichiatri, grande importanza riveste anche l'azione di prevenzione:

  • da parte delle famiglie e della scuola;
  • in tutti i contesti frequentati.

In particolar modo, il contesto familiare e quello scolastico dovrebbero insegnare ai ragazzi quelle competenze di ragionamento, di linguaggio ed emotive che sono fondamentali per creare rapporti sociali con gli altri e con il mondo circostante.

Fra gli approcci utilizzati, quello basato sull'educazione e sul supporto sociale si è mostrato il più promettente, anche da parte del personale scolastico.

Quanti sono gli Hikikomori italiani?

Non esistono stime ufficiali, proprio per la difficoltà di diagnosticare la condizione e di effettuare un vero e proprio censimento dei casi. Tuttavia, secondo Hikikomori Italia le stime non ufficiali parlano di almeno 100 mila casi, di cui la maggior parte nella fascia d'età fra i 15 e i 25 anni.

Stando a tutto quello che abbiamo detto, non si può sottovalutare anche la portata della pandemia mondiale. Laddove si fa presto a parlare di chiusure, ristori, certificati, e così via, il Covid-19 non ha certo migliorato il rapporto delle persone con il concetto di isolamento. Un concetto che fin troppo spesso si trasforma in realtà.

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