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I docenti precari in Italia sono uno su quattro. Con l'approvazione UE dovrebbero a breve sbloccarsi i fondi PNRR per stabilizzare 70.000 professori. it-IT Editoriale 2023-06-28T17:36:15+02:00
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Docenti precari: tasso di precarietà al 25%. Si attende l'approvazione UE per la stabilizzazione di 70.000 docenti

I docenti precari in Italia sono uno su quattro. Con l'approvazione UE dovrebbero a breve sbloccarsi i fondi PNRR per stabilizzare 70.000 professori.

Simone Esposito
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Quello dei docenti precari è notoriamente uno dei problemi più pressanti della scuola italiana. Il tasso di precarietà è salito al 25%: un docente su quattro è dunque precario, con pesanti ripercussioni sulla continuità didattica e sulla stabilità professionale degli stessi insegnanti.

Il trend è purtroppo andato aumentando negli ultimi anni, nonostante gli impegni dei vari Ministeri nel corso dei vari governi. Qual è la soluzione proposta da Valditara?

Stabilizzazione dei docenti precari: il piano di reclutamento di Valditara per 70 mila posti per il 2024

Tutti i ministri dell'Istruzione succedutisi nel corso degli anni hanno dunque tentato di risolvere il problema del precariato, ma senza ancora arrivare a una soluzione vera e propria. Nel 2015/16 sono infatti stati stabilizzati 100.277 posti, aumentati poi l'anno seguente a 125.832 fino ad arrivare ai 224.958 nel 2021/22. Un aumento del 224% che non ha però ancora stabilizzato l'intera classe docente. L'idea di Giuseppe Valditara è allora quella di reclutare 70 mila docenti per il 2024, con 20 mila insegnanti già in cattedra per il prossimo settembre.

Nonostante la procedura sia in parte riservata ai docenti precari, sembra comunque un provvedimento inadeguato a far fronte ai numeri attuali. Infatti, anche ammettendo che tutti i 70 mila posti dichiarati venissero coperti, non si arriverebbe nemmeno ad un terzo del fabbisogno totale. Le 70 mila assunzioni vanno infatti a coprire a malapena i 67.467 posti attualmente registrati dal Ministero e assegnati ai docenti precari, contrattualizzati per un anno sui posti vacanti. A questi posti però se ne aggiungeranno altri 25 mila circa, come conseguenza dei pensionamenti.

Inoltre, sono da contare ulteriori 157.461 che andranno a sommarsi, in quanto precedentemente coperti dai docenti con contratto fino al 30 giugno. La situazione, insomma, appare molto complessa.

Un grave danno per gli studenti con disabilità. Obiettivo continuità didattica

Come detto in apertura, la continuità didattica è pesantemente minata dalla precarietà dei docenti. A farne le spese sono soprattutto gli studenti con disabilità. Nonostante per loro sia infatti fondamentale lavorare sempre con lo stesso docente di sostegno, nel 59% dei casi hanno dovuto cambiare insegnante da un anno all'altro. Da questo punto di vista si noti che i posti di sostegno in deroga non sono mai calati dal 2015/16, quando erano un numero di poco superiore alle 35 mila unità. L'anno scorso sono stati quasi 96 mila. Di conseguenza i posti di sostegno dovrebbero aumentare e quelli in deroga sfiorare il record dei centomila.

Fondi PNRR e approvazione UE. Le condizioni per il piano di Valditara

Anche se non sarà del tutto risolutiva, la misura di reclutamento prevista dal ministro Valditara dovrebbe stabilizzare quantomeno i precari che devono fare i conti con fenomeni di mobilità estrema. La stabilizzazione di 70 mila precari passa però dall'erogazione dei famosi fondi del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il loro sblocco è legato all'approvazione delle istituzioni dell'UE.

Va detto che le scuole italiane si sono fatte trovare pronte alle sfide proposte dal PNRR. Valditara ha infatti sottolineato che relativamente al Piano Scuola 4.0, gli istituti italiani hanno presentato 8.170 progetti sugli 8.230 totali. Anche in questo caso si aspetta la valutazione dell'UE.

La sensazione è comunque positiva. Le istituzioni europee sembrano infatti favorevoli alla stabilizzazione dei 70 mila precari voluta dal Ministero. Una soluzione, come detto, parziale ma che andrebbe intanto a porre un freno a un fenomeno sempre più difficile da controllare.

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