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In Italia i primi cenni di educazione sessuale sono previsti a partire dal quinto anno della scuola primaria. Sono però ancora tante le polemiche sul tema. it-IT Editoriale 2023-08-08T11:54:54+02:00
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Educazione sessuale alla scuola primaria: ancora tante persone credono sia competenza della famiglia. La situazione in Italia

In Italia i primi cenni di educazione sessuale sono previsti a partire dal quinto anno della scuola primaria. Sono però ancora tante le polemiche sul tema.

Simone Esposito
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Puntualmente, il tema dell’educazione sessuale nelle scuole italiane torna a far discutere. I genitori e gli stessi studenti  hanno spesso manifestato pareri contrari a riguardo. Il ritornello è sempre lo stesso “All’educazione sessuale deve provvedere la famiglia”. Ma è davvero così impensabile dare più spazio alla materia nelle scuole?

Educazione sessuale a scuola in Italia. Quando comincia?

In realtà, la normativa prevede già che l’educazione sessuale abbia un certo spazio a scuola. Le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 affermano infatti che gli alunni dovranno acquisire le prime nozioni in merito a riproduzione e sessualità già a partire dal quinto anno delle scuole elementari.

È infatti opportuno che il bambino, nella sua fase di crescita formativa, abbia:

“Consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento, utilizzando modelli intuitivi ed ha cura della sua salute”

Educazione sessuale negli altri paesi del mondo. Passi avanti in Brasile

L’attenzione verso l’educazione sessuale rivolta ai più piccoli è un argomento molto importante. La materia sta trovando sempre più spazio nelle scuole primarie di tutto il mondo. Una novità importante viene dal Brasile: complice la fine del governo di estrema destra di Jair Bolsonaro, e la contestuale elezione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, saranno previste delle lezioni sulla prevenzione delle malattie sessualmente tramissibili.

Il ministero dell’Istruzione brasiliano ha puntualizzato che, ovviamente, tutto questo non ha a che fare con il presunto incoraggiamento degli alunni ad avere relazioni sessuali. Le lezioni sono piuttosto parte di una serie di iniziative per la salute mentale e per la prevenzione della violenza nelle scuole, supportate da professionisti dell’istruzione e della sanità, in partnership con Unicef e Unesco.

E in Italia? Lo spauracchio della teoria gender e la deresponsabilizzazione della scuola

In Italia il freno a mano tirato deriva dai ripetuti riferimenti alla, presunta, “Teoria gender”, spesso nominata da politici di destra e associazioni Pro Vita. Nonostante ciò, molti docenti si sono dissociati dalle accuse di “Indottrinamento” ribadendo la necessità di introdurre l’educazione sessuale e difendendone il carattere innocuo e formativo.

Una voce importante in difesa dell’educazione sessuale nelle scuole arriva da Lucia Azzolina. Per l’ex ministra dell’Istruzione la scuola, e più in generale la società, hanno il delicato ma fondamentale compito di educare gli individui nella loro interezza.

Un compito reso ancora più pressante dalle difficoltà che, troppo spesso ,le famiglie hanno ad affrontare i temi della sessualità e dell’affettività, lasciando i figli in balia di modelli sbagliati diffusi su internet. La scuola assumerebbe dunque in questo caso un ruolo compensativo, andando a coprire le mancanze del contesto familiare.

Perché è importante che l’educazione sessuale abbia il suo spazio a scuola

Al di là di qualsiasi divisione politica, a partire da un’analisi critica della società in cui viviamo, dedicare spazio all’educazione sessuale nelle scuole appare sempre più una necessità. L’istituzione scolastica ha un ruolo fondamentale nella crescita dei cittadini, i quali passano tredici anni delle loro vite dietro i banchi.

La pretesa di lasciare la sessualità fuori dalle aule appare ingenua. Essa è infatti una componente fondamentale nello sviluppo dell’individuo, a partire dalla preadolescenza fino ad arrivare alle porte dell’età adulta. Se è vero che la scuola non deve sovrapporsi alla famiglia, è anche necessario però che assolva a pieno i suoi doveri educativi. Continuare a fare del sesso un tabù non è una soluzione, come non lo è appellarsi a fantomatiche teorie di genere.

Educare i bambini alla sessualità e all’affettività, con equilibrio e accortezza, non è un indottrinamento, ma un percorso di consapevolezza. Questo non è un vezzo da progressisti, ma un bisogno innegabile.

Educazione sessuale deve essere infatti sinonimo di educazione affettiva e sentimentale. In un paese dove quotidianamente siamo bombardati da notizie di cronaca terribili, tra femminicidi e omo-trans-bifobia (come nel caso della prof. Cloe Bianco), parlare della sfera sessuale non può che dar vita a una società migliore, con ragazzi e ragazze più attente alle relazioni che intrattengono, nel segno del rispetto e della cura per l’altro.

Com’è giusto che sia, ogni studente svilupperà infine le sue idee. L’educazione sessuale può e deve essere però uno strumento importante in questo processo di formazione lasciando da parte colori politici e timori reverenziali che tengono la scuola italiana, e con essa tutta la società civile, con un piede nel passato.

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