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Per il Rapporto DESI dell'Unione Europea, l'Italia è al 18° posto per innovazione digitale fra i Paesi Europei, un risultato che riguarda anche la scuola italiana. it-IT Editoriale 2023-01-10T15:02:54+01:00
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Innovazione digitale, Italia indietro secondo il Rapporto DESI: potenzialità, problemi e prospettive per la scuola italiana

Per il Rapporto DESI dell'Unione Europea, l'Italia è al 18° posto per innovazione digitale fra i Paesi Europei, un risultato che riguarda anche la scuola italiana.

Redazione Universo Scuola
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Nonostante sia la terza economia dell'Unione Europea, fra i 27 Stati membri l'Italia si piazza al 18° posto per quanto riguarda l'innovazione digitale.

Il dato emerge dal Rapporto DESI del 2022 che presenta i dati relativi a capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e dei servizi pubblici digitali nei Paesi europei.

E, come si può immaginare, i risultati non sono promettenti nel caso italiano e in particolar modo in relazione alla scuola.

Italia al 18° posto in Europa per l'innovazione digitale: il rapporto DESI

Secondo il Rapporto DESI, acronimo per Digital Economy and Society Index, l'Italia è al 18° posto fra gli stati UE nell'innovazione digitale, poco sotto la media europea.

Infatti, soltanto il 54% degli europei con età fra 16 e 74 anni ha competenze digitali di base acquisite mediante corsi, istruzione scolastica o da autodidatta. Considerando che, sempre su base europea, l'obiettivo è raggiungere una percentuale dell'80% entro il 2030, si comprende come ci sia ancora lavoro da fare.

In cima alla classifica ci sono Paesi del Nord Europa, per esempio Finlandia ed Estonia, che hanno un grado di digitalizzazione molto alto. Come accennato, invece l'Italia sta nella parte bassa della classifica, una situazione per certi versi paradossale se si prendono in considerazione:

  • la forza dell'economia italiana nel contesto dell'Unione Europea;
  • l'importanza dell'innovazione digitale in Italia in quanto motore dell'Europa;
  • i passi avanti fatti negli ultimi anni.

In particolare, lo stesso rapporto DESI nota come l'Italia abbia progressivamente migliorato il suo punteggio nell'indice. Si legge nel rapporto:
"Negli ultimi anni le questioni digitali hanno acquisito attenzione politica, in particolare grazie all'istituzione di un ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, all'adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche."Nonostante ciò, i passi avanti da fare sono ancora molti e necessitano di costanza nel tempo nonché di un cambiamento culturale e digitale nei diversi ambiti della vita pubblica.

La scuola italiana e l'innovazione digitale: una battaglia persa in partenza?

Il rapporto DESI si concentra in particolar modo sull'alfabetizzazione digitale delle imprese italiane e sulle carenze da colmare, ma i suoi risultati riguardano anche la scuola. Nonostante la quantità e qualità di risorse digitali a disposizione delle scuole, il sistema scolastico italiano non è aggiornato sotto il profilo tecnologico e di consapevolezza degli stessi docenti.

La Scuola Digitale era peraltro uno dei capisaldi della Buona Scuola di Renzi e, ancora prima, già la Riforma Gelmini riteneva fondamentale una connessione a Internet di qualità. Tutte le intenzioni, le politiche e gli investimenti promessi si sono tuttavia scontrati con un sistema fatto di:

  • strutture obsolete e poco aggiornate;
  • approcci anacronistici all'insegnamento;
  • mancanze dal punto di vista sia degli strumenti sia delle competenze.

Che i propositi si scontrino spesso con limiti di natura burocratica è qualcosa di pacifico, nel continuo giro delle responsabilità fra enti e personalità diverse. Quindi è pur vero che i fondi stanziati non sono stati all'altezza della sfida della digitalizzazione, che le gare d'appalto sono andate avanti a rilento, che il lento progresso tecnologico della scuola italiana sia stato il riflesso di quello del Paese. Ma non può essere tutto qui.

L'emergenza sanitaria del covid ha mostrato tutti i limiti di un'infrastruttura tecnologica e culturale che, semplicemente, non c'è (o non c'è ancora del tutto). Lo stesso ricorso alla DAD e alla DDI è stato permesso da portali sviluppati da terze parti, mentre è recente la notizia del naufragio definitivo della piattaforma digitale voluta da Franceschini come "Netflix della cultura".

Innovazione digitale a istruzione: oltre i fondi del PNRR

Alcuni degli obiettivi del PNRR riguardano la scuola e rappresentano la base sulla quale costruire un processo duraturo di innovazione digitale. Fra i progetti su cui il Governo sta attualmente lavorando, ci sono:

  • connessione a Internet gratuita con Scuole connesse;
  • promozione della digitalizzazione con Scuola 4.0;
  • riforma del sistema di formazione professionale terziaria, importante per aumentare il numero e la qualità di specialisti digitali;
  • programmazione informatica e didattica digitale come parte della formazione dei docenti.

I fondi del PNRR e la programmazione del Ministero potranno soltanto arrivare fino a un certo punto. La connessione a Internet è utilissima se viene utilizzata a supporto di lezioni che ne sanno sfruttare le potenzialità. La formazione dei docenti sull'innovazione digitale ha senso solo nella misura in cui porta a un miglioramento della didattica nelle scuole. E così via.

Oltre i fondi del PNRR, è necessario quindi un cambiamento culturale di cui l'innovazione digitale sia il riflesso e non, meramente, la causa.

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