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Fa discutere l'aumento delle spese per la difesa al 2% del PIL deciso dal Governo Draghi: per i sindacati della scuola i fondi vanno destinati alla scuola. it-IT Editoriale 2022-04-04T17:11:44+02:00
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Più fondi per le spese militari e meno per l'istruzione: le critiche della politica e dei sindacati al Governo

Fa discutere l'aumento delle spese per la difesa al 2% del PIL deciso dal Governo Draghi: per i sindacati della scuola i fondi vanno destinati alla scuola.

Redazione Universo Scuola
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La proposta del Governo riguardante l'aumento delle spese militari per la difesa al 2% del PIL non ha avuto un'accoglienza favorevole da tutte le forze politiche e sociali.

In primo luogo, perché Mario Draghi ha voluto collegare alla crisi ucraina la questione degli impegni economici per la NATO, ma non solo. A far crescere le critiche è anche la scelta di destinare maggiori fondi alle spese militari e non - per esempio - all'istruzione e alla scuola.

Le spese militari non sono una priorità: le parole di Fratoianni

Al netto della posizione contraria espressa da Giuseppe Conte, capo politico del M5S, una critica particolarmente interessante viene da Nicola Fratoianni.

Per il segretario nazionale di Sinistra Italiana, l'aumento delle spese militari è previsto da alcuni trattati internazionali, ma lo stesso vale per altri obiettivi. Solo per fare qualche esempio:

  • transizione ecologica;
  • impegni per la scuola;
  • aumento dei fondi per la ricerca.

Da questo punto di vista, allora, la questione è quella di individuare delle priorità. Di fronte alla crisi ucraina, insomma, l'aumento delle spese militari non è la risposta più ovvia né quella più scontata. Per Fratoianni, è sbagliato ritenere che:
"l'urgenza sia proprio quella di continuare ad aumentare le spese militari peraltro per gli eserciti nazionali, perché la difesa europea rimane uno slogan"Una posizione condivisa peraltro dal già nominato leader del MoVimento 5 Stelle ma anche da Papa Francesco, per il quale si tratta di una pazzia.

Assurdo aumentare i fondi alla difesa e diminuirli all'istruzione: le critiche di FLC CGIL e ANIEF

Questo è il quadro politico generato dalle scelte del Governo Draghi, e d'altronde il tema dell'istruzione è stato appena sfiorato da Fratoianni. A trattarlo in modo più specifico sono invece i sindacati della scuola.
Per la FLC CGIL:
"Troviamo assurdo che, in un Paese agli ultimi posti per la spesa in istruzione dell'area OCSE, si investano 13 miliardi nell'acquisto di armi e non si trovino le risorse per un personale fondamentale per il funzionamento delle scuole e per la serena conclusione di un anno scolastico segnato ancora dall'emergenza sanitaria."La questione è abbastanza chiara: la pandemia ha fatto emergere alcune criticità nel settore scolastico, così come in quello sanitario e non solo. Non ha senso, quindi, aumentare le spese militari quando ci sono altri settori che potrebbero beneficiare di maggiori investimenti.

Sulla medesima linea anche ANIEF, secondo cui non è possibile continuare a togliere a un settore come quello dell'istruzione e della ricerca per aumentare i fondi alle spese militari.
Allo stesso tempo, e questo è un punto interessante, per il sindacato non ci si può accontentare dei fondi europei per risollevare la scuola:
"L'investimento del PNRR va sostenuto con ulteriori investimenti pubblici da attuare a regime: occorrono investimenti importanti per infrastrutture, digitalizzazione, organici maggiorati, stabilizzazione dei precari e più tempo scuola, da svolgere da mattina a sera."

Situazione della spesa pubblica per l'istruzione: in calo ormai da anni

Le posizioni di FLC CGIL e ANIEF poggiano su dati che dipingono uno spaccato desolante, per quanto riguarda l'istruzione italiana. Nello specifico:

  • dal 2010 al 2018 la spesa per ‘istruzione è diminuita del 7%, con una punta del 20% se consideriamo soltanto la scuola secondaria;
  • la spesa rimane sotto la media UE in percentuale al PIL, cioè il 4% contro il 4,6%;
  • la spesa rimane sotto la media UE in percentuale alla spesa totale, cioè l'8,2% contro il 9,9%.

Per sintetizzare, non è soltanto una questione di priorità o di prospettive. Stando ai dati, l'Italia è in coda all'Unione Europea per le spese nell'istruzione, un capitolo che invece andrebbe visto come un obiettivo fondamentale, e non soltanto nel lungo termine.

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