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Il governo vuole un regolare rientro a scuola nel rispetto delle norme di sicurezza, ma regioni e sindacati non sono d'accordo. Il punto della situazione. it-IT Editoriale 2022-01-05T15:37:40+01:00
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Quando si rientra a scuola. Problemi di personale e boom di contagi. I sindacati delusi dal governo

Il governo vuole un regolare rientro a scuola nel rispetto delle norme di sicurezza, ma regioni e sindacati non sono d'accordo. Il punto della situazione.

Redazione Universo Scuola
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Il boom dei contagi del periodo festivo ha necessariamente rimesso in discussione la possibilità di un rientro a scuola nei tempi e nelle modalità inizialmente previste.

Il governo promette infatti di rientrare a scuola in sicurezza e senza la necessità di ricorrere intensivamente alla didattica a distanza, ma la situazione attuale lascia non pochi dubbi riguardo la reale possibilità di un regolare ritorno tra i banchi.

Le richieste delle regioni

L'intenzione del governo è dunque chiara: rientro il 7 o il 10 gennaio - in base al singolo istituto - a meno di un ribaltone conseguente alla riunione del Consiglio dei ministri prevista per oggi 5 gennaio 2022.

Nonostante i 170mila contagi del 4 gennaio, il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi non sembra dunque intenzionato a cambiare programma. Le Regioni hanno tuttavia avanzato delle richieste, raccolte in un documento redatto in vista proprio del suddetto Consiglio dei ministri.

Le norme sulla quarantena

Punto centrale del documento è la richiesta di revisionare le norme sulla quarantena, modulandole in base al tipo di scuola:

  • Scuola dell'infanzia: Vista la mancata copertura vaccinale e la difficoltà ad applicare le norme di distanziamento, viene proposto in presenza di un solo caso, un periodo di quarantena di 10 giorni con stop della frequenza e rientro in classe con test antigenico o molecolare da effettuare l'ultimo giorno;
  • Scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado: Per i soggetti di età inferiore ai 12 anni, la cui copertura vaccinale è ancora scarsa, si richiede che rimangano in classe in regime di autosorveglianza con un solo caso. Con due o più casi, quarantena di 7 giorni con test antigenico o molecolare da fare tra il quinto e il settimo giorno;
  • Scuole secondarie di primo e secondo grado: Alla luce dell'alta copertura vaccinale, per i soggetti di età pari o superiore ai 12 anni si propone l'autosorveglianza fino a due casi. Con tre o più casi quarantena di 7 giorni con test antigenico o molecolare da fare tra il quinto e il settimo giorno;

Nel caso in cui gli studenti siano soggetti con ciclo vaccinale completo da meno di 120 giorni, o con dose booster già somministrata, si consiglia semplicemente l'autosorveglianza e un tampone solo in presenza di sintomi.

I soggetti sintomatici seguirebbero invece le regolari norme di isolamento previste dal Ministero della Salute.

Ridurre gli assembramenti. Stop a educazione fisica e canto

Oltre all'autosorveglianza e a una certa prudenza da avere fuori dagli ambienti scolastici, le regioni richiedono la sospensione di alcune attività che anche all'interno degli istituti scolastici possono aumentare il rischio di contagi.

Stop momentaneo dunque all'educazione fisica, al canto e all'utilizzo di strumenti a fiato.

Maggiori controlli anche nelle mense, all'interno delle quali bisogna assicurarsi che i pasti vengano consumati correttamente, e per quanto riguarda l'areazione delle classi.

Da promuovere infine l'utilizzo delle mascherine FFP2, nonostante esse non siano di fatto obbligatorie per gli studenti.

Secondo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Ospedale Galeazzi di Milano e virologo, questi accorgimenti sarebbero dei buoni compromessi tra la decisione del governo di procedere con una riapertura regolare, e le proposte di un consistente rinvio (anche di venti giorni) proposte da alcuni presidenti delle regioni, tra cui Vincenzo De Luca della regione Campania.

La posizione dei presidi. Screening a tappeto e mascherine gratuite

All'interno del documento trovano ampio spazio anche le richieste dei presidi.

Mario Rusconi, che ricopre la carica di presidente dell'associazione nazionale presidi Lazio e nel consiglio nazionale Anp, ha sottolineato l'importanza di promuovere uno screening a tappeto.

Il provvedimento, già anticipato dal governo ma ad oggi non ancora ufficializzato, sarebbe necessario in quanto il periodo delle vacanze ha inevitabilmente aumentato la concentrazione di positivi. Il rientro a scuola dovrebbe dunque coincidere con un monitoraggio degli studenti, con appositi hub dedicati, senza che le famiglie debbano investire tempo e soldi privatamente.

Rilevante anche la proposta di estendere l'obbligo di indossare mascherine FFP2, piuttosto che le classiche chirurgiche, a tutti i soggetti che vivono l'ambiente scolastico. Questo estenderebbe l'attuale obbligo, limitato a docenti e personale ATA a stretto contatto con alunni esenti per impossibilità ad indossare la mascherina.

La maggioranza dei presidi è invece concorde a non posticipare eccessivamente il rientro a scuola, pur ricordando che le decisioni sul calendario scolastico sono ad appannaggio delle regioni.

Problemi di personale. Numerosi supplenti richiesti

Da non sottovalutare anche i problemi di personale. Non solo il problema legato alla proroga dei contratti Covid (inserire link all'articolo di ieri), ma anche quello che riguarda la sostituzione dei docenti che hanno scelto di non vaccinarsi, tra i 3.000 e i 4.000 nella sola Lombardia.

Un numero destinato a crescere se si pensa alle sostituzioni temporanee dovute alle infezioni da Covid contratte dal personale scolastico, ma anche alle sorveglianze attive.

Le scuole si troveranno insomma a dover assumere un consistente numero di supplenti per un periodo di tempo indefinito e non è da escludere che i numeri stimati possano rivelarsi imprecisi, o comunque in crescita, vista la rapidità con cui la situazione contagi è peggiorata con la nuova variante Omicron.

La delusione dei sindacati

In attesa di sapere se il ministro Bianchi prenderà in considerazione le richieste dei presidenti di Regione, i sindacati hanno mostrato la loro delusione per l'approccio avuto dal ministro stesso in questi giorni.

Secondo Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda, Snals, Anief e Anp, è venuta a mancare innanzitutto la trasparenza necessaria, in quanto il ministro non ha riferito quanto discusso con il Presidente del Consiglio, rendendo di fatto impossibile un dibattito sulle strategie per il rientro sicuro.

È stato inoltre sottolineato come una strategia basata sull'esclusione del personale non vaccinato sia potenzialmente anticostituzionale oltre che inutile, in quanto non sopperisce alle mancanze comunque presenti nell'ambiente scolastico.

Ben venga dunque l'impegno a preservare la didattica in presenza, ma accompagnata da strumenti adeguati quali tracciamento e mascherine FFP2 e soprattutto da dati riportati in maniera esplicita e disponibili a tutte le scuole.

Da considerare inoltre anche uno slittamento del rientro e soprattutto il conseguente ricorso alla Dad anche solo per un breve periodo, per evitare focolai e quarantene in seguito a controlli inadeguati e inefficaci.

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