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Si torna in classe tra le polemiche: nonostante i fondi stanziati dal Pnrr, sono ben 150mila i precari che attendono ancora una sistemazione. Le dichiarazioni dei sindacati. it-IT Editoriale 2022-08-22T11:56:39+02:00
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Scuola: si ricomincia con 20 miliardi di euro ma 150mila supplenti e 100mila studenti in meno

Si torna in classe tra le polemiche: nonostante i fondi stanziati dal Pnrr, sono ben 150mila i precari che attendono ancora una sistemazione. Le dichiarazioni dei sindacati.

Redazione Universo Scuola
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Dopo l'assunzione di 60mila docenti nel 2021, 7 concorsi e più di 20 miliardi di euro tra Pnrr esostegni per la pandemia, la situazione a scuola non cambia: 7,4 milioni di studenti si trovano in procinto di rientrare a scuola e i sindacati hanno già stimato che i precari ammontano ad almeno 150mila.

Nonostante il ministro Patrizio Bianchi abbia garantito la presenza di tutti i docenti in cattedra a settembre, l'evidenza racconta ben altro: a fine agosto sono ancora migliaia i docenti che attendono "la chiamata" per sapere se, quando e dove inizieranno. Questa situazione è snervante sotto diversi punti di vista: i precari, fino all'ultimo, non hanno alcuna certezza e agli studenti non viene garantita quella continuità scolastica dettata dalla presenza costante degli stessi insegnanti.

A pagarne le principali conseguenze sono, come sempre, gli studenti disabili, dato che 2/3 dei posti vacanti sono proprio sul sostegno. A loro mancano figure specializzate, dedicate solo ed esclusivamente ai loro bisogni e la colpa è da addossare principalmente alle università, che non si dedicano mai abbastanza alla formazione di personale qualificato.

Calo demografico e iscrizioni ridotte

Il post pandemia parla chiaro: sono ben 100mila gli studenti in meno iscritti quest'anno, figli di un calo demografico che inizia pian piano a farsi sentire. Al contempo, i docenti navigano nell'incertezza e, a tratti, nella pura mortificazione: è stata garantita la formazione digitale che, secondo Bianchi, dovrebbe iniziare in autunno e le riforme sul reclutamento non si sa se, con la caduta dell'attuale governo, andranno in porto oppure no; si è parlato tanto dei loro stipendi, ma i contratti non sono stati ancora rinnovati e l'introduzione della figura del "prof esperto" ha fatto saltare i nervi a non pochi soggetti.

Insomma, il malcontento è imperante e la tensione è già abbastanza alta ancora prima di ricominciare.

Il 50% dei posti rimane scoperto

Dal 2020 sono stati indetti e avviati 5 concorsi, sia ordinari che straordinari, che hanno coinvolto dall'infanzia alle superiori; il risultato? Su 94.130 posti autorizzati dal Mef solo la metà verrà effettivamente coperto. I motivi sono diversi: tantissimi i bocciati alle selezioni a quiz, cattedre scoperte al nord dove non ci sono docenti disponibili, graduatorie nelle discipline scientifiche completamente esaurite.

Per essere precisi, visionando le varie graduatorie aggiornate al 25 luglio, ecco cosa è stato rilevato:

  • in Calabria ci sono 76 posti vacanti per italiano, storia e geografia, in Campania 125;
  • in Lombardia rimangono 98 posti per scienze e tecnologie elettriche, in Emilia Romagna 51;
  • in generale, 162 cattedre in scienze matematiche applicate rimangono ancora vacanti.

Ancora più allarmanti sono i numeri riferiti al sostegno:

  • 4.479 posti alla primaria;
  • in Piemonte è stato ricoperto solo il 37% dei posti alla secondaria e solo il 3% dall'infanzia alle superiori.

Anche in questo caso, quindi, i numeri parlano chiaro: ci sono delle grosse lacune nel sistema scolastico italiano che, a seguito della pandemia e nonostante i numerosi aiuti economici, non accennano a essere colmate.

Il malcontento degli insegnanti

I sindacati mettono in luce lo stato d'animo di migliaia di docenti e, avendone la possibilità, stanno cercando in tutti i modi di dar voce al loro scontento. Ivana Barbacci, segretaria Cisl Scuola, parla ancora una volta di un sistema di reclutamento inadeguato: "Si parte con il personale esacerbato - ha spiegato - il clima è tra i peggiori. I docenti sono stufi di essere oggetto di una campagna elettorale dove si promette di tutto, come nel film di Cetto La Qualunque: la scuola interessa davvero a questo Paese?"Replica Alessandro Rapezzi, di Flc-Cgil, alla mancata adesione della convocazione prevista per l'8 settembre: "Paradossale, il nuovo anno inizia coi problemi di sempre".Non mancano le polemiche anche da parte dei presidi, capeggiati da Antonello Giannelli dell'Anp: "Il problema prioritario - ha sottolineato - è l'assenza di personale tecnico e amministrativo, per numero e competenze, per darci capacità di spesa rispetto alle risorse".Tra l'altro, non bisogna dimenticare che non appena la campanella suonerà si tornerà in classe per appena pochi giorni, dato che il 25 settembre si terranno le elezioni. Ancora una volta, con la pandemia alle spalle, i reali problemi passeranno in secondo piano, ma non per i genitori che, stavolta, si dichiarano profondamente agguerriti e pronti a riscattare i propri diritti.

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