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Il taglio del cuneo fiscale voluto dal premier Meloni porterà ad un aumento salariale durante gli ultimi 6 mesi del 2023. Coinvolti docenti e personale Ata. it-IT Editoriale 2023-05-02T13:10:07+02:00
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Taglio cuneo fiscale e stipendi scuola: tra i 50 e 100 euro in più in busta paga fino a dicembre 2023. La soddisfazione del Governo

Il taglio del cuneo fiscale voluto dal premier Meloni porterà ad un aumento salariale durante gli ultimi 6 mesi del 2023. Coinvolti docenti e personale Ata.

Redazione Universo Scuola
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Buone notizie dal Governo. Con il taglio del cuneo fiscale, gli stipendi della scuola vedranno un piccolo incremento. La cifra si assesterà tra i 50 e i 100 euro in busta paga. Il provvedimento riguarda più nello specifico tutti i lavoratori dipendenti, aventi un reddito complessivo compreso entro la soglia dei 35.000 lordi.

Il taglio del cuneo fiscale e il consequenziale rialzo dei salari saranno tuttavia misure temporanee, che interesseranno il periodo compreso tra luglio e dicembre 2023, ma senza influenzare la cifra della tredicesima. Un buon incentivo insomma, ma non una misura risolutiva per il problema dello stipendio (troppo basso) dei docenti.

Taglio del cuneo fiscale: incremento sgravi del 4%

Il taglio del cuneo fiscale porterà dunque un aumento tra i 50 e i 100 euro negli stipendi dei dipendenti con reddito annuale fino a 35.000 euro da luglio a dicembre 2023. Il decreto riferito alla misura è stato approvato, da parte del Consiglio dei ministri, proprio nel corso del 1° maggio. Valore della manovra: 4 miliardi di euro.

Il ministero dell'Economia ha inoltre puntualizzato che il taglio del cuneo fiscale eleva lo sgravio contributivo del 4%, portandolo dunque dal 3% al 7% per i redditi fino a 25.000 euro. Per i redditi che arrivano ai 35.000 euro invece lo sgravio è innalzato dal 2% al 6%.

Le reazioni della politica: Meloni e Governo entusiasti. Critica l'opposizione

La squadra di governo è entusiasta del taglio del cuneo fiscale. Secondo la premier Meloni è un segno di coerenza da parte dell'esecutivo. Fatti e non parole, con un aumento in busta paga fino a 100 euro che è fondamentale per affrontare l'inflazione che caratterizza un momento storico difficile come questo. Il taglio delle tasse, continua Meloni, non si ferma qui: il Governo ha infatti liberato un tesoretto da 4 miliardi da continuare a utilizzare per questo proposito.

Fanno eco a Meloni i ministri dell'Economia e degli Esteri, Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani. Entrambi rivendicano l'importanza del provvedimento. Giorgetti si dichiara incredulo di fronte alle polemiche che pure hanno accompagnato il taglio del cuneo fiscale, mentre Tajani sottolinea come la destra sia riuscita lì dove sinistra e sindacati non avevano trovato successo.

Anche Paolo Frassinetti, sottosegretario all'Istruzione e al Merito si dice soddisfatto. Il taglio del cuneo fiscali non solo alza gli stipendi dei lavoratori con redditi medio bassi, ma va a garantire più posti di lavoro combattendo misure assistenziali come il reddito di cittadinanza.

Eppure non mancano le critiche. Il M5s parla di "Decreto precariato". Secondo i parlamentari pentastellati, si tratta di indorare una pillola amara, che non risolve i problemi reali del paese e che favorisce l'instabilità lavorativa e la posizione arretrata dell'Italia in merito ai diritti del lavoro. Il riferimento è in questo caso a misure come la revisione dei voucher o il rifiuto della legge sul salario minimo.

Caustico anche Matteo Renzi di Italia Viva. Secondo l'ex premier, Meloni avrebbe "Non solo litigato con la politica ma anche con la matematica". L'affermazione deriva dal fatto che mentre la presidente del Consiglio parla di taglio più importante degli ultimi decenti, misure come il bonus 80 euro o la cancellazione dell'Imu sulla prima casa avevano prodotto tagli più importanti.

Polemiche anche tra i sindacati

Confesercenti si dice soddisfatta del taglio del cuneo fiscale ma sottolinea come le opere di detassazione debbano continuare. Altri sindacati sono invece più critici. Gianna Fracassi, vicesegretario della Cgil, ricorda, analogamente a quanto sostenuto da Matteo Renzi, che quello realizzato da Giorgia Meloni non è il più grande taglio degli ultimi dieci anni. Inoltre Fracassi sottolinea come una manovra una tantum non possa considerarsi come una misura risolutiva, specie quando il Governo ha anche aumentato il tetto del contante, rendendo più difficile la lotta all'evasione.

Di opinione simile Pierpaolo Bombardieri e Luigi Sbarra, segretari generali di Uil e Cisl, che rimarcano la necessità di interventi strutturali e organici, così da migliorare le condizioni di lavoro più in generale, indipendentemente da singoli aumenti scarsamente risolutivi.

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