Non poteva mancare la risposta di Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito alla lettera della madre finlandese che ha abbandonato Siracusa sconcertata dall'inadeguatezza delle scuole italiane. Come prevedibile, il ministro si lancia in un'accorata difesa del sistema scolastico italiano, lodando il lavoro svolto dai docenti nonostante uno stipendio non all'altezza del ruolo rivestito. Ma non è forse questa una parte del problema?
Il ministro Valditara commenta la lettera della madre finlandese
Il ministro Valditara sottolinea la necessità di lavorare insieme per migliorare la scuola italiana. Un processo che parte proprio dalla valorizzazione del mestiere dell'insegnante.
Un ritornello, quello di Valditara, che negli ultimi mesi è stato ripetuto più volte. L'obiettivo del governo Meloni è stato infatti, in continuità con quanto già iniziato dal governo Draghi, di provvedere ad aumentare lo stipendio dei docenti, per avvicinarlo a quello dei colleghi europei.
Valditara esalta in ogni caso l'operato di insegnanti e dirigenti, lavoratori di assoluto valore che svolgono un servizio eccellente pur avendo uno stipendio non commisurato alla loro funzione. Il ministro chiede allora di non lasciarsi andare a giudizi estemporanei e rimboccarsi le maniche per realizzare una scuola migliore.
Gli stipendi bassi sono una parte del problema
Appare in ogni caso paradossale che il ministro dell'Istruzione consideri l'inadeguatezza dello stipendio come un merito, piuttosto che riconoscere che sia parte integrante del problema. Per quanto sia effettivamente lodevole il lavoro svolto da docenti, dirigenti e personale ATA, va riconosciuto che siamo ben lontani da offrire ai lavoratori della scuola uno standard adeguato.
Lo stato di salute della scuola italiana non può dunque essere misurato in base alla buona volontà e al bel lavoro svolto dai singoli, dato che la mancata valorizzazione dei professionisti dell'istruzione è proprio una delle cause delle criticità descritte nella lettera della madre finlandese.
La lodevole difesa del ministro dell'Istruzione non deve dunque perdere di vista che è proprio dalle sue mani che passa il futuro della scuola italiana e che non possono essere i docenti sottopagati a reggere sulle spalle il peso di un'istituzione oggettivamente in difficoltà, indipendentemente da qualsiasi paragone con altri paesi.
La testimonianza di un preside italiano in Finlandia: stipendi a partire da 2300 euro e chiamata diretta
Torna utile a questo punto la testimonianza di un preside italiano che lavora in Finlandia. Rosario Fina ha infatti dato un prezioso contributo alla trasmissione di Rai 3 Report, illustrando alcuni aspetti della scuola finlandese. La prima profonda differenza sta nel sistema di reclutamento. Un percorso più snello, senza l'ingombrante macchina dei concorsi. Si va per chiamata diretta e a 25 anni si può essere già docenti di ruolo.
Impietoso il confronto sull'aspetto retributivo. I docenti finlandesi hanno uno stipendio che parte da 2.300 euro per quanto riguarda le scuole elementari e da 3.000 euro per i licei. A queste cifre vanno aggiunti aumenti e scatti di anzianità.
Fina riconosce in ogni caso che una trasposizione 1:1 del sistema scolastico finlandese sia impossibile in Italia, ma che si può comunque imparare molto dalla diversità. Come? Prestando più attenzione alla progettualità, alla ricerca pedagogica e alla valorizzazione del singolo.
