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Perdita delle competenze, della socialità e disagi vari emergono dall'indagine Istat relativamente all'uso della Didattica a distanza. Anche i presidi non si dicono favorevoli, dati gli esiti. it-IT Editoriale 2022-05-05T13:23:33+02:00
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Indagine Istat rivela come la Dad abbia peggiorato la qualità dell'apprendimento soprattutto per gli studenti del Sud e gli stranieri

Perdita delle competenze, della socialità e disagi vari emergono dall'indagine Istat relativamente all'uso della Didattica a distanza. Anche i presidi non si dicono favorevoli, dati gli esiti.

Redazione Universo Scuola
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Il 4 maggio è stata presentata in diretta streaming l'indagine "Ripartire dalla nuove generazioni", "Bambini e ragazzi" condotta dall'Istat sui ragazzi e ragazze nell'anno scolastico 2020/21. La ricerca ha voluto approfondire, da un punto di vista didattico, l'impatto del ricorso alla Dad durante il periodo di pandemia e gli effetti che ha prodotto sull'apprendimento. Se l'utilizzo della Dad in quel frangente si è rivelato uno strumento utile e potente per consentire la continuità didattica, allo stesso modo, però, la maggior parte degli studenti concorda sul fatto che non abbia trovato granché benefici. Anche i dirigenti scolastici sostengono che il ricorso massiccio a questa formula di insegnamento, per quanto forzata perché necessaria, abbia indebolito la capacità d'apprendimento da parte degli studenti.

I risultati evidenziati dal report istat

Il trend che era già stato messo in evidenza con le prove Invalsi degli ultimi anni è stato ora confermato - come in decrescita - anche dal report Istat "Ripartire dalla nuove generazioni", "Bambini e ragazzi" che ha analizzato le capacità d'apprendimento dei ragazzi in seguito del ricorso alla Dad. Il dato più significativo riguarderebbe la percentuale di decrescita del livello di competenze degli studenti, attestabile intorno al 10%.

Non solo svantaggi nel campo delle competenze, ma anche in maniera globale: almeno la metà degli alunni ha dichiarato che la reclusione forzata all'interno delle proprie abitazioni ha comportato una significativa riduzione della socialità. Inversamente proporzionale è stato allora il ricorso ai social media come mezzo di comunicazione, incrementatosi nell'uso del ben 69,5%. Da un punto di vista economico, poi, il 29,4% - cioè almeno 1 ragazzo su 3 - ha vissuto un peggioramento economico familiare.

Ragazzi meridionali e stranieri tra i più svantaggiati

Dall'indagine risulta inoltre come la maggior parte degli studenti che si è interfacciata con la Didattica a distanza preferisca le lezioni in presenza. Questo è quanto dichiarato dal 67,7%, cioè da due studenti su tre. È singolare poi notare come di questa stima facciano parte in maniera sostanziale i ragazzi provenienti dal Meridione e dall'estero: "svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza". È stato infatti osservato come la percentuale di studenti che si è collegata dal cellulare rispetto che dal pc per seguire le lezioni in Dad è stata maggiore nel Sud e nelle Isole. I più svantaggiati in assoluto, tuttavia, sembra siano stati gli stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: è emerso come solo il 61,5% è riuscita ad utilizzare anche un computer per seguire la didattica a distanza, stima di gran lunga inferiore rispetto quella attestata per i ragazzi stranieri frequentanti le scuole del Centro e del Nord Italia.

Molti di questi alunni hanno effettivamente constatato come il peggioramento dei voti nel corso dell'anno scolastico 2020/2021 sia stato dovuto essenzialmente alla didattica a distanza: il 70,2% degli alunni ha infatti trovato più gravoso seguire le lezioni da remoto.

Il punto di vista dei dirigenti scolastici

Interessante è anche il punto di vista dei presidi emerso dal report Istat: la maggior parte dei dirigenti scolastici ha ritenuto l'accadimento della pandemia come un vero e proprio "trauma" nella vita dei ragazzi, che ha comportato notevoli ripercussioni anche sul campo dell'apprendimento. La maggior parte dei dirigenti scolastici ha sostenuto questo in relazione a tutti i giovani; soltanto una parte più esigua (il 29,8%) ha commentato che l'impatto negativo non abbia interessato la totalità degli studenti.

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