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Il ministro Valditara propone i lavori socialmente utili e discute del valore pedagogico dell'umiliazione per recuperare i ragazzi più violenti. È polemica. it-IT Editoriale 2022-11-24T15:29:24+01:00
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Valditara: lavori socialmente utili per ragazzi violenti. L'umiliazione serve per crescere. Polemica sulle dichiarazioni del ministro.

Il ministro Valditara propone i lavori socialmente utili e discute del valore pedagogico dell'umiliazione per recuperare i ragazzi più violenti. È polemica.

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Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara continua a rilasciare dichiarazioni destinate a far discutere per lungo tempo. L'argomento del suo ultimo intervento è quello del recupero dei ragazzi più violenti.

Valditara propone, infatti, i lavori socialmente utili come mezzo di recupero oltre le semplici punizioni previste dall'ordinamento scolastico. Una proposta interessante che però è stata condita da dichiarazioni che hanno suscitato più di qualche polemica.

L'umiliazione come valore formativo. Le dichiarazioni di Valditara

Le polemiche nascono da un intervento del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara durante la sua partecipazione all'evento "Italia, direzione nord", tenutosi a Milano il 21 novembre e promosso dall'associazione Amici delle Stelline e dall'istituto di ricerca Osservatorio Metropolitano di Milano.

Il ministro ha posto l'attenzione sui tanti episodi di violenza nelle scuole, con un focus particolare su un episodio di bullismo verificatosi in un istituto tecnico di Gallarate, nel varesino.

Il DS dell'istituto ha reagito all'accaduto riunendo, il giorno successivo, 2000 studenti con l'intento di responsabilizzarli attraverso un discorso dai contenuti duri, ma allo stesso tempo molto maturi. Un richiamo alla civiltà, apprezzato dal ministro e preso come esempio.

Il discorso è dunque continuato con un richiamo al ruolo delle istituzioni nella lotta al bullismo. Torna il tanto discusso termine "Devianze":
"(Le istituzioni) Non se ne lavano le mani, ma chiedono anche il coinvolgimento di quello che è essenziale nella repressione delle devianze, il controllo sociale, la stigmatizzazione pubblica. Questo ragazzo ha compiuto un atto assolutamente da condannare, questo ragazzo ha sbagliato e nessuno, nessuno, è legittimato a dire "no, ma questo ragazzo, in fondo, magari poteva avere le sue motivazioni"A scatenare le polemiche però è stato un passaggio successivo, in cui il ministro sottolinea che non basta però sospendere lo studente responsabile degli episodi di bullismo (il ragazzo è stato sospeso per un anno). Bisogna infatti che il ragazzo venga seguito e rieducato, per una scuola che non sia solo fatta da diritti, ma anche da doveri. Il rischio è altrimenti che nel periodo di sospensione il ragazzo possa fare cattive esperienze, addirittura illegali, come lo spaccio di droga.

A questo punto arriva il passaggio incriminato: secondo Valditara infatti:
"Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l'umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto. Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione "

Polemica contro le dichiarazioni di Valditara. L'umiliazione non è un valore pedagogico

In questo primissimo periodo di governo il ministro Valditara ha più volte fatto discutere con le sue lettere rivolte agli studenti, ma la sensazione è che questa volta sia andato decisamente oltre con le sue dichiarazioni. Molti i tweet di disappunto, che accusano il ministro di disconoscere discipline quali pedagogia, psicologia e neuroscienze. Come si può considerare l'umiliazione un valore, specie compatibile con l'intento di insegnare il rispetto della dignità propria e altrui?

Molto critico Marco Furfaro, deputato PD, che arriva a domandarsi come queste dichiarazioni possano essere compatibili con il ruolo di Valditara, che dovrebbe invece essere proprio un riferimento in merito a tematiche riguardanti l'istruzione.

Ancora più duro il giornalista Alessandro Robecchi che cinguetta:
"Se uno, come Valditara, è convinto che ‘L'umiliazione è un fattore di crescita dello studente', non è adatto a fare il ministro dell'Istruzione in un Paese civile, ed ogni azione di ostacolo alle sue politiche sarà benvenuta. L'autodifesa dall'idiozia è un dovere civile"Ciò che più stride tra l'intento del ministro e le sue dichiarazioni è il riportare l'umiliazione all'interno di un sistema di valori positivo, avente per obiettivo la rieducazione, il rispetto delle istituzioni e del prossimo. Svolgere lavori socialmente utili potrebbe sicuramente essere un'occasione di riscatto e crescita personale, ma perché dovrebbe essere umiliante?

Va inoltre considerato che l'umiliazione non è un sentimento con risvolti necessariamente positivi e anzi potrebbe proprio essere tra i fattori all'origine di episodi di bullismo. Se la scuola deve essere, come diceva l'ex ministro Bianchi, un luogo affettuoso che non lascia indietro nessuno, non si può allora correre il rischio di fomentare disuguaglianza ed emarginazione normalizzando l'umiliazione.

Punire non deve essere dunque una parola tabù e non c'è dubbio che la rieducazione possa passare anche dalla severità e dal non giustificare a tutti i costi gli errori degli studenti. Viene però francamente difficile accettare l'idea che l'umiliazione, qualcosa che dunque va oltre la punizione in sé, possa avere un valore positivo, specie se affiancata a qualcosa come il lavoro, che rimane nobile in ogni sua accezione.

Resta da capire se Valditara tornerà sulle sue parole, per spiegarle e contestualizzarle meglio. Ciò che è certo è che la comunicazione del ministro è stata finora rivedibile, generando un numero davvero elevato di polemiche e un generale malcontento da parte dell'opposizione e di tante personalità vicine al mondo della scuola.

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