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Si parla di crisi del liceo classico dopo le poche iscrizioni di quest'anno, ma in realtà è tutta la scuola italiana a essere in declino. Il punto. it-IT Editoriale 2023-02-10T13:00:23+01:00
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Calano gli iscritti: la crisi del liceo classico è la crisi della scuola italiana

Si parla di crisi del liceo classico dopo le poche iscrizioni di quest'anno, ma in realtà è tutta la scuola italiana a essere in declino. Il punto.

Redazione Universo Scuola
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In questi giorni sta venendo molto commentato il calo delle iscrizioni al liceo classico. Come già riscontrato in questo precedente articolo, pur rimanendo nel complesso alto l'interesse per i licei, il classico ha perso appeal, facendo riscontrare un -0,4% di iscritti. La crisi del liceo classico è stata analizzata tra gli altri da Massimo Gramellini, ma in generale il tema del confronto tra licei e istituti tecnici e professionali è discusso dal ministro Valditara sin dal suo insediamento.

Gramellini sulla crisi del liceo classico. Il problema è più profondo

Il giornalista del Corriere della Sera ha scritto che il liceo classico non rientra nello spirito del tempo, secondo il quale la scuola deve assolvere la funzione di "Trovare" lavoro agli studenti. Secondo Gramellini invece il liceo classico è paragonabile ad una cyclette:
"Mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto"
La crisi del liceo classico è però il segno, superficiale, di una crisi politica più che decennale, che con le sue scelte scellerate e i ripetuti tagli all'istruzione ha messo in ginocchio la scuola e non ha incentivato la figura dell'insegnante, visto come un mestiere sempre meno appetibile.

Basti pensare che già nel 1995, con il Governo Dini, il Ministro dell'Istruzione Giancarlo Lombardi abolì, con il CCNL Scuola, gli scatti biennali dei docenti riducendoli a sessennali e settennali.

Successivamente, nel 2008, la controriforma Gelmini/Tremonti/Berlusconi tagliò almeno 8,5 miliardi dall'istruzione pubblica, favorendo invece l'afflusso di soldi pubblici verso quelle private. In più, venne anche ridimensionato il programma del Liceo Classico: stop alla geografia, meno storia e italiano, e niente più unitarietà delle cattedre di lettere.

Il risultato è quello di un insegnamento più caotico, di qualità ridotta, con professori sempre meno valorizzati e motivati. Anche l'idea di diventare un docente non è certo molto invitante per gli adolescenti di oggi, date le condizioni poco vantaggiose, a livello economico e non solo.

La crisi dell'istruzione classica è segno dei tempi che cambiano

Il liceo classico non esercita più il suo fascino sugli adolescenti italiani. La storia è meno studiata anche alle elementari e alle medie; quindi, è comprensibile che manchi quella curiosità verso la cultura antica. Quello del liceo classico rischia di venire percepito come un percorso di studi incomprensibile, privo di connessioni con una realtà che invece spinge a considerare la scuola sempre più in funzione della ricerca del lavoro.

Una tendenza confermata anche dalle parole del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che in una recente lettera rivolta ai genitori, invitava a fare iscrivere i figli a un liceo tecnico perché più ricco di sbocchi professionali rispetto ai licei. Certo, le parole del Ministro vanno interpretate in funzione dell'intenzione di potenziare l'orientamento e di riformare e valorizzare gli istituti tecnici e professionali. Sono tuttavia indice di un trend ben preciso, che va oltre la crisi di un singolo indirizzo di liceo: i ragazzi sono abituati sin da piccoli a considerare le loro scelte solo in funzione del ritorno economico e/o professionale che ne consegue.

La scuola tuttavia non è, e non deve essere, solo questo. Lo sa bene Romano Luperini, critico letterario, scrittore e politico italiano, che in un'accorata lettera, richiama i docenti alla loro missione intellettuale.

Sensazionalismi a parte, è indubbio che la scuola, come scrive Luperini, deve "Formare dei cittadini, non dei consumatori o dei produttori". Un compito che si ritrova già nella Costituzione e che deve prescindere da qualsiasi tendenza.

La crisi del liceo classico è dunque qualcosa da analizzare in uno spettro più ampio. Non sono le minori iscrizioni il problema, ma la funzione e la percezione della scuola nel suo complesso. Non è dopotutto una novità che il sistema di istruzione di un paese faccia da cartina tornasole dello stato di salute del paese stesso. Nel caso dell'Italia dunque, non c'è molto da stare allegri.

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