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Covid, quarantene differenziate a scuola per studenti vaccinati e non: le contestazioni degli esponenti di partiti politici e sindacati it-IT Editoriale 2022-01-03T12:43:49+01:00
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Covid e scuola: quarantene differenziate per vaccinati e non vaccinati. Sindacati e politici contestano

Covid, quarantene differenziate a scuola per studenti vaccinati e non: le contestazioni degli esponenti di partiti politici e sindacati

Redazione Universo Scuola
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Dal 3 novembre 2021, secondo il documento interministeriale "Indicazioni per l'individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico", le quarantene tra alunni vaccinati e alunni non vaccinati sono state differenziate.

Questo documento si è rivelato e si sta tuttora rivelando di estrema importanza per controllare e gestire i casi di positività nelle scuole, che si tratti sia di studenti, sia di personale scolastico. Non mancano però alcune perplessità, soprattutto da parte di alcuni dirigenti scolastici, in merito all'attivazione della DAD solo per alcuni alunni, lasciando gli altri in presenza; quando si tratta dei più piccoli, poi, la situazione si complica ulteriormente.

Inoltre, i casi sono notevolmente aumentati a ridosso delle chiusure natalizie, tanto che molte classi hanno praticamente anticipato le vacanze. Le quarantene sono state disposte dall'Asl che, al contempo, ha fornito alle scuole gli elenchi degli alunni non vaccinati. Il timore dei presidi, però, è sempre lo stesso: se al rientro i casi dovessero continuare ad aumentare, come si farà a gestire una situazione sempre più complicata?

Le critiche di politici e sindacati

A contestare il modello introdotto per la gestione delle quarantene dentro e fuori le scuole sono numerosi esponenti di sindacati e partiti politici. In prima linea troviamo Maddalena Gissi, segretaria di Cisl Scuola, che ha dichiarato: "La ripresa delle attività didattiche non deve riprodurre modelli che già si sono rivelati ingestibili. Ricordo con molta preoccupazione l'esperienza delle lezioni organizzate in parte in presenza e in parte a distanza. Un modello organizzativo che non ha mai garantito la qualità della proposta formativa".
Con la sua affermazione, la segreteria sottolinea come la DAD, in passato, non si sia rivelato esattamente efficace così come previsto e sperato. E aggiunge: "Chi segue in classe ha bisogno di tutta l'attenzione dell'insegnante. Chi invece è in Ddi ha tempi diversi e necessita di proposte più essenziali. Non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al Pc".
La segue a ruota libera Barbara Floridia, sottosegretaria all'istruzione, che dichiara: "Non si può pensare di discriminare i bambini, prevedendo per alcuni la DaD e per altri la frequenza in presenza. Si continui a investire risorse per la sicurezza, anzi si aumentino le risorse per la scuola, e si migliori il protocollo affinché sia più efficace. Ma le scuole devono restare aperte!".
Le affermazioni della Floridia sono quelle che fanno maggiormente pensare, considerando che la sottosegretaria si trovi all'interno del Governo e lavori a stretto contatto con Patrizio Bianchi. Di conseguenza, una domanda sorge spontanea: a chi si rivolge nello specifico?
In attesa di una risposta, alle contestazioni si aggiunge anche Rossano Sasso, sottosegretario all'istruzione: "Preservare la didattica in presenza per i nostri studenti è sempre stata una priorità del Governo - afferma - un principio sacrosanto a cui dobbiamo tener fede anche per la seconda parte dell'anno scolastico. La campagna di vaccinazione per i più piccoli è appena partita e inasprire i protocolli su contagi e quarantene ci esporrebbe al rischio di eccessive penalizzazioni".
In perfetta sincronia con la collega Floridia, Sasso conclude: "Non possiamo permetterci di relegare in DaD milioni di studenti. La risposta non può essere sacrificare il diritto all'istruzione di milioni di studenti. Su questo siamo pronti a far sentire forte la nostra voce".

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