Risale ad oggi, 15 marzo alle ore 15.00, l'appuntamento che si sono dati gli studenti - con una rappresentanza che si è ritrovata a Roma davanti al ministero della Salute ed altri nelle città di Milano, Palermo, Genova e Padova - per avviare il flash mob di sensibilizzazione alla propria salute psicologica. Con questo evento, infatti, gli alunni hanno tenuto a riassumere le contestazioni avanzate ai docenti i quali, dal loro punto di vista, anche in questo frangente storico - di lenta ripresa dalla scuola "a singhiozzo" - si ostinano a valutare le competenze procurando ansia e stress ulteriore. D'altro canto, com'ha pure sostenuto Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti, "il modello scolastico attuale provoca ansia e stress anche nelle situazioni di normalità". E aggiunge: "già i dati Ocse del 2017 già segnalavano la scuola italiana tra le più stressanti d'Europa".
L'INCHIESTA ALLA BASE DELL'INIZIATIVA
In occasione della protesta, gli studenti hanno ideato il network studentesco dal titolo "Chiedimi come sto". Esso si origina da una inchiesta avviata lo scorso dicembre dall'Unione degli Studenti su un campione di 3.651 studenti dal quale è emerso che la valutazione scolastica è considerata da loro una delle principali fonti di stress ed ansia. Circa 9 studenti su 10, infatti, hanno esplicitamente dichiarato di provare stress e/o ansia prima di verifiche scritte o orali. Non solo: ben il 63% degli studenti, stando a questo studio, avrebbe riportato almeno una volta, durante l'arco della sua carriera scolastica, sintomi gravi come attacchi di panico e vomito. Infine, addirittura l'83% dei partecipanti al sondaggio si è mostrata concorde nel dichiarare che un esito, durante le ore scolastiche, positive o negative sul loro rendimento da parte dell'insegnante, produce effetti sull'umore per l'intero corso della giornata.
Ciò si fa tanto più evidente laddove le valutazioni non sono propriamente positive: in questi casi, 8 ragazzi su 10 hanno dichiarato di sentirsi giudicati negativamente quando hanno riportato votazioni basse. Almeno 1 studente su 3 poi, ha sostento che tale valutazione negativa sia stato il risultato - in termini "punitivi" - di qualche comportamento tenuto in classe.
Altresì dall'indagine prodotta dall'Unione degli Studenti è emerso che non vi sarebbe un'adeguata attenzione, da parte del corpo docente, al tema del benessere psicologico: circa l'83% degli intervistati, infatti, dichiara di non sentirsi preso sul serio dal momento che mai si sono organizzate attività o momenti di consapevolizzazione e sensibilizzazione sull'argomento.
L'APPELLO AI DOCENTI: OCCORRE MAGGIORE SENSIBILITà AL BENESSERE PSICOLOGICO
La maggioranza degli alunni, dunque, secondo l'indagine condotta, non si sentirebbe adeguatamente compresa e supportata dai propri docenti, tanto più sotto il profilo psicologico. Soltanto una ristrettissima parte - stando sempre al report dell'Unione degli Studenti - si sentirebbe soddisfatta ed appagata: infatti, questa piccola percentuale, ha dichiarato di aver incontrato, durante il proprio iter di studi, almeno un docente sensibile al benessere psicologico dei propri studenti e che faccia il possibile per metterli in una condizione di serenità. L'altra parte di studenti, invece, corrispondente alla maggioranza, ha dichiarato di rinvenire piuttosto sostegno psicologico dagli stessi compagni di studi.
Se ciò è vero, occorre comunque evidenziare un dato interessante rispetto al supporto psicologico introdotto nelle scuole: il 90% dei ragazzi ha dichiarato che il servizio è attivo presso le proprie strutture scolastiche; tuttavia, solo il 12,5% dei giovani intervistati ci si sono effettivamente rivolti almeno una volta. L'altra fetta di ragazzi ammette invece di trovare inconcepibile l'obbligatorietà di farsi autorizzare dai genitori per accedere al servizio psicologico e che in molti casi questa scelta inibisce nell'intenzione di rivolgersi allo stesso professionista.