La riforma che interessa il reclutamento docenti è stata ufficializzata con la pubblicazione in Gazzetta del decreto-legge 36/22, che ha immediatamente suscitato le ire dei sindacati, i quali si dicono pronti a mobilizzarsi dinanzi ad una "sindrome d'Erode che guida, per l'ennesima volta, la politica scolastica del nostro Paese". Un inizio del mese tutt'altro che tranquillo, dunque, per l'attuale ministro dell'Istruzione - Patrizio Bianchi - a cui sono state mosse diverse critiche rispetto alla decisione presa in merito alle modalità di finanziamento del reclutamento decenti, sostanzialmente ricavate delle decurtazioni allo scomparto economico dello stesso settore Istruzione. Vediamolo nel dettaglio.
CARTA DOCENTI: UN PRIMO TAGLIO
Stando ai dettagli che emergono dal testo della riforma, una prima, importante, decurtazione verrà effettuata proprio a partire dai fondi stanziati per la Carta Docente. Tale importo verrà destinato al finanziamento delle risorse della nuova scuola di Alta Formazione. Infatti, in una nota emessa nella sera del 1° maggio, si fa riferimento al comma 9 dell'articolo 44 del decreto-legge secondo cui:
"le risorse sono state previste in quella entità, in considerazione dell'urgenza di consentire alle norme in materia di istruzione di essere inserite, essendo obiettivo di giugno per il Pnrr, nel dl".Per il triennio 2023/2026, dunque, i costi dell'operazione della Scuola di Alta Formazione verranno attinti dai fondi della Missione 4 - Componente 1 - Riforma 2.2 del PNNR; dal 2027, invece, verranno recuperati, annualmente, 381,137 milioni di euro destinati, dal 2015 ad oggi, al finanziamento della carta del docente.
Su quest'ultimo punto, Bianchi, insieme con il ministro Daniele Franco, hanno commentato che proprio grazie a tale emendamento - ora già in sede di conversione - potrà essere incrementato in maniera poderosa, a partire dal 2026, tale fondo, "fermo restando che le economie derivanti dagli effetti della denatalità saranno reinvestite nel settore istruzione" - hanno concluso.