Arrivata l'approvazione definitiva del decreto legge collegato al PNRR, riguardante il nuovo sistema di reclutamento e formazione degli insegnanti.
Un percorso a tappe che va a cambiare ancora una volta, la sesta in circa in vent'anni, le modalità per diventare docenti, generando non pochi malcontenti e lasciando ancora qualche incertezza su alcuni aspetti.
Formazione iniziale: Laurea e 60 CFU
Previsti dunque oltre alla laurea, specifica per la classe di insegnamento scelta, 60 crediti formativi, universitari o accademici, in materie afferenti all'ambito psico-pedagogico.
Una volta raggiunti i suddetti requisiti, i futuri docenti dovranno superare una prova finale, che sancirà la fine del percorso di formazione iniziale. L'esame consisterà in una prova scritta completata da unalezione
simulata.
Il conseguimento dell'abilitazione, viene precisato nel testo ufficiale, non è da considerarsi titolo di idoneità e non da nessun diritto riguardo il reclutamento in ruolo a tempo indeterminato, che rimane legato al superamento delle procedure concorsuali, che saranno indette con frequenza annuale, e dell'anno di formazione e prova.
I 60 Cfu possono essere conseguiti già durante la frequenza del corso di laurea triennale, tramite iscrizione a un centro formativo degli atenei universitari e degli Afam. Un'aggiunzione che permette di indirizzare subito i propri studi verso una futura carriera nell'insegnamento scolastico.
Abilitazione su altra classe di concorso o grado di istruzione: Solo 30 CFU
Possibile ottenere anche un'abilitazione supplementare, su un'altra classe di concorso o su un altro grado di istruzione scolastica, con un percorso abbreviato. Il requisito di partenza è appunto essere già in possesso di abilitazione su altra classe di concorso, oppure essere in possesso della specializzazione sul sostegno. A questo punto sarà sufficiente acquisire 30 CFU o CFA dal percorso di formazione iniziale, così suddivisi:
- 20 CFU/CFA riguardanti metodologie e tecniche didattiche delle discipline di riferimento
- 10 CFU/CFA di tirocinio diretto
La situazione attuale: Fase transitoria fino al 2024
La fase transitoria dal vecchio sistema di reclutamento a quello nuovo genera inevitabilmente un po' di confusione e incertezze. Rimangono sostanzialmente invariati i requisiti per quanto riguarda le scuole dell'infanzia, le elementari e la specializzazione su sostegno, mentre i cambiamenti interessano i futuri docenti di medie e superiori.
Oltre al percorso qui descritto, ci sono determinate eccezioni.
- La prima riguarda appunto la fase transitoria, fino al 2024. Il procedimento sarà riservato ai laureati che hanno conseguito solo 30 cfu aggiuntivi all'università e prevederà il conseguimento degli altri 30 crediti in un periodo di un anno, durante il quale avranno un contratto a tempo determinato, prima di svolgere poi il regolare anno di prova.
- La seconda riguarda invece i precari con 3 anni di servizio anche non continuativi, purché siano stati svolti nel quinquennio precedente. Questi potranno sempre partecipare ai concorsi.
Cosa ne sarà dei 24 CFU?
Buona parte delle incertezze sono legate al fatto che, al di là della sua bontà o meno, questa riforma va a cambiare per l'ennesima volta un percorso di formazione già soggetto a numerosi cambiamenti negli anni, ognuno dei quali portava alcune caratteristiche e requisiti peculiari.
Esempio perfetto della questione sono i 24 CFU. Con la precedente riforma infatti veniva stabilito che gli aspiranti docenti dovessero conseguire, indifferentemente dalla loro classe di concorso, 24 crediti formativi in almeno tre dei seguenti ambiti:
- pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell'inclusione
- psicologia
- antropologia
- metodologie e tecnologie didattiche
Come si rapportano questi 24 CFU, conseguiti spesso con ingenti esborsi economici, al nuovo percorso di 60 CFU previsto dalla riforma?
La risposta, almeno al momento, è un parziale punto interrogativo. Ufficialmente infatti non è stato ancora comunicato nulla riguardo una possibile integrazione, ma è verosimile aspettarsi che questa sarà resa possibile.
Una questione di buonsenso, ma anche di competenza, dato che di fatto gli ambiti dei 60 CFU sono in buona parte coincidenti con quelli dei 24 CFU precedenti, rendendo di fatto superfluo ripartire da zero. Una risposta definitiva arriverà verosimilmente con un DPCM entro il 31 luglio 2022, nella speranza che venga seguita la via più logica, che non richieda ai futuri docenti ulteriori sacrifici di tempo e denaro.