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Obbligo vaccinale, mascherine al chiuso e contratti organico Covid. Ecco cosa succede nelle scuole italiane con la fine dello stato di emergenza. it-IT Editoriale 2022-03-14T15:52:39+01:00
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Verso la fine dello stato di emergenza: Come cambia la scuola

Obbligo vaccinale, mascherine al chiuso e contratti organico Covid. Ecco cosa succede nelle scuole italiane con la fine dello stato di emergenza.

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Negli ultimi giorni si sta verificando un lieve aumento delle percentuali di positività al Covid, ma si può comunque dire che la pandemia è nella sua fase calante.

I numeri sono infatti contenuti e in Italia si va verso la conclusione dello stato di emergenza, che terminerà il prossimo 31 marzo.

Fine dello stato di emergenza. I numeri della scuola

Dal 1° aprile dunque niente più stato di emergenza. Ritorno alla normalità? Sì, ma senza abbandonare del tutto le misure di prevenzione e buona condotta sanitaria che tanto hanno contribuito a garantire la sicurezza anche nelle difficoltà degli ultimi mesi.

I numeri rilevati dal ministero dell'Istruzione durante l'ultimo monitoraggio settimanale (28 febbraio- 5 marzo) sono un'ottima base da cui partire:il 97,5% degli alunni è regolarmente in classe insieme alla quasi totalità degli insegnanti.

Molto bassa anche la percentuale di docenti e personale Ata senza vaccino: nemmeno l'1% dei lavoratori scolastici, secondo le ultime rilevazioni.

Mascherine e vaccini. Cosa cambia

Il Governo vuole dunque che la scuola rimanga un ambiente sicuro e controllato, specie in vista della delicata fase finale dell'anno. Non c'è dunque da aspettarsi grandissimi cambiamenti.

Insegnanti e personale Ata saranno ancora soggetti ad obbligo vaccinale, almeno fino all'estate. Discorso analogo per l'obbligo di mascherina: sarà ancora necessario indossarle, essendo la scuola un ambiente chiuso e con tantissimi contatti tra giovani.

Resta comunque da vedere se nel tempo queste misure non si allenteranno, come sta accadendo in altri paesi europei. Da oggi ad esempio in Francia terminerà l'obbligo di mascherina al chiuso - scuola inclusa dunque - tranne che sui mezzi pubblici.

Organico Covid verso la scadenza del contratto. Le informazioni sul rinnovo

Aperta, e oggetto di preoccupazione per i diretti interessati, anche la questione del rinnovo contrattuale del cosiddetto "Organico Covid".

Circa 45mila tra insegnanti e personale ATA non sanno infatti quella che sarà la loro condizione lavorativa fino a fine anno. Assunti in periodo di emergenza, il loro contratto scade proprio il 31 marzo, data limite trovata in fase di Legge di Bilancio.

I sindacati spingono per un rinnovo fino a giugno, ma sul piatto mancano alcune centinaia di milioni di euro, che non è detto si trovino.

Politici e genitori a favore della riconferma

Anche i genitori si esprimono sull'argomento. Tramite la "Rete dei comitati genitori" è infatti arrivata al governo una lettera che chiede ufficialmente la riconferma dell'organico Covid.

Il provvedimento sarebbe infatti necessario per terminare l'anno scolastico nel migliore dei modi, garantendo regolarità didattica e una continuità nel rapporto alunno-insegnante.

Secondo i genitori andrebbe valutata addirittura un'assunzione definitiva, in quanto la presenza dell'organico Covid avrebbe permesso a molte scuole di risolvere i loro annosi problemi di personale, migliorando il servizio offerto.

Sempre i genitori chiedono anche l'eliminazione dell'obbligo di "Super Green Pass" per gli studenti che vogliono prendere mezzi di trasporto pubblici e privati, così da garantire a tutti la possibilità di partecipare a viaggi di istruzione e gite organizzate.

Fanno eco alle richieste dei genitori anche quelle di alcuni attori della politica italiana. Antonio Iannone, senatore capogruppo di Fratelli D'Italia relativo alla commissione istruzione, preme infatti per il rinnovo del personale con contratto in scadenza.

Questo passa dall'approvazione dell'emendamento 19.31 del decreto Sostegni Ter, che prevederebbe proprio il prolungamento del contratto fino a giugno 2022: una misura che sarebbe anche di grande rispetto verso dei lavoratori che a meno di 15 giorni, non hanno ancora notizie certe sul loro destino professionale.

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