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Lo psicologo a scuola, anche per gli insegnanti: le parole di Bianchi e il tema della dispersione scolastica it-IT Editoriale 2022-02-18T13:16:36+01:00
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Bianchi: "Sì allo psicologo a scuola, ma anche per gli insegnanti"

Lo psicologo a scuola, anche per gli insegnanti: le parole di Bianchi e il tema della dispersione scolastica

Redazione Universo Scuola
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Sul tema dell'introduzione della figura dello psicologo a scuola si discute ormai da parecchio tempo. In merito, il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi si è espresso favorevole aggiungendo che, a suo avviso, il suo supporto dovrebbe essere anche a sostegno degli insegnanti e non solo degli studenti: "Non dimentichiamo che abbiamo bisogno tutti dello psicologo - sostiene - e che molti insegnanti sono vittima di burn-out".

Psicologo a scuola: perché è necessario

A sostenere la necessità della presenza di uno psicologo all'interno delle scuole, Bianchi utilizza parole ben precise:
"Lo psicologo? Non pensiamo che possa sostituirsi all 'insegnante, può solo essere un supporto. E qui esiste il problema fondante della formazione. Perché il docente deve poi potere domandare aiuto al tecnico specifico di cui si può disporre".Lo psicologo, quindi, non deve assolutamente andare a sostituire l'insegnante, anzi: i due devono cooperare per sostenere e supportare gli studenti, aiutandoli a superare paure e difficoltà.
"Dobbiamo andare verso un'articolazione funzionale dentro la scuola, per cui hai la dirigente, la responsabile dei rapporti con l'esterno, il responsabile della sicurezza, e altre funzioni legate ai percorsi educativi speciali - continua Lazzari - quindi cominciamo ad articolare le funzioni della scuola in maniera più complessa, più ricca, con persone che apportino degli specialismi in grado di agire sulla singola situazione".Secondo Bianchi, lo psicologo è un supporto per l'intera scuola e, di conseguenza, non solo per gli alunni, ma anche e soprattutto per gli insegnanti e tutto il personale scolastico.

I minori affidati alle comunità: un tema sempre attuale

Durante il suo discorso, il ministro dell'istruzione si è soffermato anche sui valori che stanno alla base di questo intervento:
"Riaffermiamo la centralità della scuola pubblica nel garantire a tutti non soltanto l'Istruzione ma la capacità di partecipare attivamente alla vita della comunità".E qui si apre un ulteriore tema, cioè quello dell'affidamento: sono numerosi, infatti, i bambini che ne soffrono e che, se non aiutati, rischiano di patirne per la loro intera esistenza.
"La scuola non vuole e non deve surrogare la famiglia o la società. La scuola è la scuola - continua Bianchi - è il principio fondante per cui tutti, non uno di meno, devono fare parte di una comunità, e la scuola è la prima comunità in cui ciascuno viene inserito".Secondo i dati rilevati dal Ministero per il Lavoro e le Politiche Sociali, sono ben 27.608 i minori affidati al di fuori delle loro famiglie di origine. La metà si trova in affidamento familiare, 14mila in servizio residenziale per minorenni. Quando si parla di affidamento, quindi, ci si trova di fronte a due situazioni diverse: chi ritrova una famiglia e chi, invece, ritrova una comunità che però, inevitabilmente, non riesce a "sostituire" la famiglia.

Reclutamento e modifiche

A seguito di quanto detto finora, il ministro Bianchi ha preannunciato come si potrebbe evolvere l'intervento ideato:
"Il primo presidio è quindi formare gli insegnanti. Una delle nostre riforme principali è quella del reclutamento. Stiamo lavorando per una formazione iniziale dell'insegnante, non solo perché gli insegnanti siano solidi sulla disciplina e sulla didattica della disciplina - sostiene - ma anche perché siano solidi in queste situazioni, o davanti al bullismo o al cyberbullismo, che alle volte sono moltiplicatori di fragilità."Non a caso, infatti, sono proprio gli insegnanti i primi a capire che un alunno stia soffrendo o abbia bisogno di aiuto. Se formati adeguatamente, quindi, potrebbero essere in grado di salvare numerosi soggetti da un futuro incerto e doloroso.

Da non sottovalutare, poi, il ruolo del preside che, come sottolinea Bianchi,
"è lui che rappresenta la scuola e assume la funzione dello Stato. Quindi quando un docente ha riconosciuto un disagio e grazie alla figura dello psicologo si è intervenuti, poi è evidente che sarà il dirigente ad assumersi certe responsabilità. E a questo fine dobbiamo formare anche i nostri dirigenti, su questo non c'è dubbio: dobbiamo assolutamente investire di più su questi presidi" Investire nella scuola, secondo il ministro, equivale a rafforzare il sistema di ascolto di minori bisognosi di aiuto. Attualmente, infatti, l'istituzione scolastica può solo rilevare un problema ma non può agire; l'intervento, invece, è mirato proprio a darle la possibilità di poter procedere attivamente e tempestivamente.

Il fenomeno della dispersione scolastica

Andando avanti nel suo intervento, Bianchi non ha potuto non fare riferimento al fenomeno della dispersione scolastica, strettamente collegato ai casi di affidamento e di abbandono: "Su una media europea del 10% di dispersione scolastica, il nostro Paese si colloca al 14% ma nelle periferie urbane del sud la dispersione sale ulteriormente. La presenza della scuola e degli enti locali in questi casi è fondamentale".I dati parlano chiaro, ma secondo il ministro non bisogna essere pessimisti, anzi: è proprio per questo che serve la presenza di uno psicologo, proprio per non costringere gli insegnanti, i presidi e il personale scolastico ad adempiere a mansioni che non rientrano tra le loro competenze.

Ovviamente, in alcuni casi potrebbe servire il supporto di comunità strutturate, come quella di San Patrignano che si è distinta proprio per la formazione professionale dei suoi addetti. Un'altra esperienza positiva riguarda Sanpa che, secondo Bianchi, ha restituito "l'idea di educazione civica che il lavoro è dignità".

Per far sì che questo meccanismo funzioni, occorre un forte dialogo con il territorio:
"Tutto il Pnrr si basa sulla condivisione degli obiettivi con le Regioni - afferma Bianchi - cosa che permette di collocare la situazione dei singoli in contesti sociali che le rendano gestibili. Da qui il potenziamento del tempo pieno. Tutti devono potere avere un tempo scuola che permetta di sviluppare non solo competenze cognitive ma anche relazionali, tali che un bambino fragile si possa inserire in un contesto senza traumi".Infine, è necessario anche (come già accennato) che gli insegnanti vengano formati adeguatamente:
"Io non sono sicuro che tutti gli insegnanti siano attrezzati per connettere l'autorità scolastica con quella sanitaria o giudiziaria - afferma - ma queste autorità devono collaborare. Altrimenti per il ragazzo sarà un altro trauma. Non bisogna lavorare per compartimenti stagni".Il desiderio del ministro, che rispecchia poi il desiderio di tutti i cittadini, è di dare agli studenti e agli insegnanti una vera e propria equipe che, composta da professionisti in grado di collaborare tra loro, possa supportare la scuola verso un miglioramento, un cambiamento e, soprattutto, una crescita.

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