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Come possono i docenti e le famiglie motivare ragazzi e studenti a migliorare nell'apprendimento? Ecco qualche consiglio utile. it-IT Editoriale 2022-12-22T13:29:47+01:00
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Come motivare gli studenti ad apprendere: consigli per i docenti

Come possono i docenti e le famiglie motivare ragazzi e studenti a migliorare nell'apprendimento? Ecco qualche consiglio utile.

Redazione Universo Scuola
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Per ogni studente il processo di apprendimento ha una forza motrice ben precisa: la motivazione. Quest'ultima è alla base di qualunque attività umana, è la spinta che permette di raggiungere obiettivi e realizzare sogni e desideri, quindi è di fondamentale importanza anche in ambito didattico e scolastico. Una buona parte degli abbandoni scolastici può, infatti, essere ricondotta proprio a una mancanza di motivazione, spesso legata a uno scarso supporto da parte della famiglia o del corpo docente.

Prima di approfondire come motivare gli studenti durante il loro percorso scolastico, è bene precisare cosa si intenda per motivazione:
"Il termine motivazione deriva dal latino "motus", cioè spinta, e consiste in un processo orientativo che spinge un soggetto a compiere una certa attività e che può subire delle variazioni da parte sia di incentivi esterni (motivazione estrinseca), sia dalla volontà di realizzare obiettivi personali (motivazione intrinseca)".Detta in modo più semplice, si intende la motivazione intrinseca come una spinta interna al soggetto (studio perché voglio realizzarmi in ambito lavorativo), mentre la motivazione estrinseca dipende da fattori esterni (studio perché i miei genitori ne saranno contenti).

Secondo diverse ricerche, la motivazione dipende non solo dalle caratteristiche personali di ciascun individuo, ma anche dalla situazione che lo circonda e dal compito che gli viene assegnato. In poche parole, uno studente può essere più o meno motivato in base alle attività che gli vengono proposte e all'ambiente che lo circonda e la dimostrazione più evidente è data da tutti quei ragazzi che non rendono a livello scolastico ma si rivelano eccellenti nei compiti extracurriculari, come l'alternanza scuola-lavoro.

Ecco perché è molto importante, da parte degli insegnanti e delle famiglie, capire cosa riesca a dare la spinta motivazionale agli studenti e puntare proprio sugli aspetti rilevati, cercando di incrementare il rapporto umano e rendendo l'ambiente favorevole.

Da cosa dipende la spinta motivazione di ogni individuo

Come già accennato,le spinte motrici della motivazione possono essere ricercate in 3 "cause" principali: il compito, il contesto e le peculiarità individuali. Ecco alcuni fattori specifici:

  1. La consapevolezza che uno studente ha delle sue capacità e delle sue competenze: ogni individuo può credere di possedere abilità fisse e immutabili, che non possono essere modificate e migliorate, oppure può percepirle come modificabili e migliorabili proprio con lo studio;
  2. Gli obiettivi prefissati e lo studio necessario per raggiungerli: ogni studente può prefissarsi degli obiettivi di prestazione (dimostrare di essere all'altezza ed evitare di fare brutte figure), oppure obiettivi di padronanza (ottenere nuove competenze a prescindere dal giudizio altrui);
  3. L'attribuzione di successi e fallimenti: lo studente può associare il fallimento o il successo a se stesso o a cause esterne (un brutto voto può essere attributo alla sfortuna, oppure a una mancanza di impegno).

Partendo da questi presupposti, è più semplice per un insegnante riuscire a trovare la chiave di volta per dare la giusta motivazione ai suoi studenti.

Come possono gli insegnanti migliorare la motivazione degli studenti

Avendo a disposizione i fattori sopra elencati, i docenti hanno un buon punto di partenza per iniziare a lavorare; ecco come dovrebbero procedere:

  1. Aiutare i ragazzi a capire che la loro intelligenza è modificabile e plasmabile, e non un'entità fissa e immutabile. Se non sono in grado di capire la matematica, non vuol dire che non la capiranno mai; magari hanno solo bisogno di trovarsi in un ambiente diverso, di avere a disposizione determinati strumenti e, alla fine, potrebbero anche arrivare ad amare una disciplina apparentemente incomprensibile;
  2. Individuare un obiettivo di padronanza e non di prestazione, perché la motivazione mirata a dimostrare agli altri di saper fare qualcosa è molto più debole di una motivazione che punta a ottenere un risultato per se stessi. Riuscire in un compito non è tanto importante per ricevere un giudizio positivo dai compagni o dall'insegnante, quanto piuttosto per il progresso che si può ricavare alla fine. Se ci si focalizza su un obiettivo di prestazione, un eventuale insuccesso può comportare l'insorgere di un senso di fallimento che, in molti casi, può spingere lo studente a rinunciare ancora prima di iniziare o di abbandonare in corso d'opera;
  3. Provare ad attribuire successi e insuccessi a motivazioni interne e non esterne perché, se un compito andato male viene associato a una mancanza di studio e/o impegno, può rivelarsi una spinta per trovare una valida strategia per andare meglio la volta successiva.

La motivazione può sempre migliorare, anche quella degli studenti più bravi. Limitarsi, da parte dei docenti, a semplici parole di incoraggiamento o rassicurazioni generiche non porta, però, alcun risultato; bisogna usare la tecnica del bastone e della carota, fornendo ai ragazzi delle sfide nelle quali cimentarsi e aiutarli a trovare il modo migliore per ottenere il successo sperato.

Inoltre, è molto importante aiutare gli studenti a valorizzare anche gli errori e gli sbagli, evitando di trasformarli in frustrazioni e fallimenti ma, al contrario, di tradurli in occasioni di crescita e opportunità.

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