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In Italia l'età media dei docenti è di oltre 50 anni, mentre un docente diventa di ruolo quasi sempre fra 40 e 49 anni: il confronto con i Paesi OCSE e i numeri anno dopo anno. it-IT Editoriale 2023-01-12T14:45:19+01:00
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Età media elevata e immissioni in ruolo fra 40 e 50 anni: per l'OCSE i docenti italiani sono i più anziani d'Europa

In Italia l'età media dei docenti è di oltre 50 anni, mentre un docente diventa di ruolo quasi sempre fra 40 e 49 anni: il confronto con i Paesi OCSE e i numeri anno dopo anno.

Redazione Universo Scuola
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Foto di docente che legge un libroGli ultimi anni hanno visto una costante precarizzazione della classe docente italiana. Negli anni scolastici dal 2015/2016 al 2020/2021, come abbiamo rilevato in un recente approfondimento, i supplenti sono più che raddoppiati. Una tendenza che sembra ormai diventata di sistema.

Nel libro Scuola, i numeri da cambiare, viene analizzato anche il dato dell'immissione in ruolo dei docenti sulla base della loro età.

E, anche in questo caso, l'Italia si conferma il Paese con la classe docente più anziana del gruppo OCSE.

Anzianità della classe docente: in Italia l'età media è di oltre 50 anni

Per mostrare l'età media in cui i docenti italiani diventano di ruolo, la pubblicazione di Giunti Editore si rifà allo studio Education at a Glance sui dati della scuola e in particolare sull'età media della classe docente. Se già avevamo visto come gli stipendi in Italia siano molto più bassi rispetto agli altri Stati membri, adesso viene presa in considerazione l'anzianità degli insegnanti.

Stato 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Francia 43,1 43,2 43,5 43,4 43,6 43,8 43,9 44,1 44,3
Germania 48,2 47,9 47,5 47,4 47,2 46,9 46,8 46,5 46,3
Italia 50,8 50,7 50,4 50,4 50,4 50,2
Spagna 44,1 47,9 45,3 45,5 45,8 45,8 46,1 46,0 45,8
Regno Unito 40,5 40,3 40,3 39,9 39,3 39,1 39,3 39,7 39,9
Stati Uniti 42,4 42,4 42,4 42,4 42,4 42,7 42,7 42,7 42,8
Corea del Sud 40,9 40,9 41,3 41,5 41,7 41,8 42,2 42,4 42,3
Giappone 42,9 42,9 42.9 42,8 42,8 42,0 42,7 42,7 42,7

Come si può vedere dalla tabella riportata, l'Italia ha la classe insegnante più anziana dei Paesi presi in considerazione dallo studio. I docenti italiani hanno mantenuto negli anni un'età costante, con un picco di quasi 51 anni nel 2011 e nel 2012. Se si considerano gli altri Paesi, le differenze sono talvolta di pochi anni - come con la Germania che ha comunque ringiovanito la sua classe docente - ma altre volte abissali, come nel caso della Corea del Sud o del Regno Unito.

Immissioni in ruolo dei docenti: la maggior parte fra 40 e 49 anni

Secondo gli studi presi in considerazione da Scuola, i numeri da cambiare, in Italia i docenti entrano di ruolo per lo più dopo i 40 anni e prima dei 50. Con le dovute differenze, questa considerazione vale per tutti i gradi scolastici: è più attenuata nella scuola dell'infanzia ma molto più accentuata man mano che si sale.

Età Infanzia Primaria Secondaria di I grado Secondaria di II grado
0-39 10.979 30.630 20.133 23.159
40-49 14.280 31.542 27.170 37.744
50-59 6.079 13.039 13.086 20.560
60+ 791 1.497 1.881 2.895

Come si può vedere, nella scuola secondaria di secondo grado sono:

  • quasi 40 mila gli insegnanti immessi in ruolo fra 40 e 49 anni;
  • circa 23 mila le immissioni in ruolo entro i 39 anni;
  • circa 20 mila le immissioni in ruolo fra i 50 e i 59 anni.

Età media degli insegnanti e immissioni in ruolo: valorizzare la scuola, oltre i proclami

Nell'articolo sulla precarizzazione della scuola, avevamo notato come la tendenza sia quella di fare un massiccio ricorso alle supplenze, a scapito delle immissioni in ruolo. Diventa facile da prevedere, quindi, che i dati sui docenti precari si sposino alla perfezione con quelli sulle immissioni in ruolo e sull'età media della classe docente.

A una situazione del genere, si aggiunge un ulteriore punto di riflessione. Le rivendicazioni fatte dal Ministro Valditara sugli insegnanti italiani - a proposito della lettera della famiglia finlandese - rimangono, appunto, soltanto rivendicazioni. Una sorta di presa di posizione campanilistica che, alla meglio, è un manifesto di intenzioni mentre, alla peggio, è soltanto altra polvere sotto il tappeto.

Valorizzare il futuro vuol dire valorizzare i giovani e, di conseguenza, valorizzare la scuola e la classe dei docenti. Non a parole, o quantomeno non solo, ma attraverso una maggiore frequenza dei concorsi, retribuzioni più alte e in linea con la media europea, una maggiore importanza della figura stessa del docente.

In questo modo avremo una scuola migliore, e non solo migliori dati da mostrare.

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