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Iniziativa popolare in Sicilia contro la regionalizzazione scuola. 109 scuole rischiano la chiusura, ma l’Usr rassicura: “Niente di ufficiale fino al 2024”. it-IT Editoriale 2023-06-28T17:39:35+02:00
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Regionalizzazione scuola. Sicilia contro la proposta. 109 scuole dell’isola a rischio chiusura dal 2024

Iniziativa popolare in Sicilia contro la regionalizzazione scuola. 109 scuole rischiano la chiusura, ma l’Usr rassicura: “Niente di ufficiale fino al 2024”.

Simone Esposito
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Logo flc cgilLa regionalizzazione della scuola è una riforma proposta dal governo Meloni che sin da subito ha fatto parecchio discutere, dividendo l'opinione politica. Alcune regioni, specialmente al Sud, si sono infatti subito opposte.

Il caso più recente è quello della Sicilia. 109 scuole dell'isola corrono infatti il rischio di chiudere a causa della proposta di regionalizzazione. Per questo Flc e Cgil hanno avviato una raccolta firme per proporre una legge costituzionale di iniziativa popolare contro l'autonomia scolastica.

109 plessi a rischio chiusura per la regionalizzazione scuola. Pierro di Usr Sicilia prova a rassicurare

La regionalizzazione della scuola rischia di fare chiudere 109 scuole nell'isola a causa degli accorpamenti previsti. Questa è la stima denunciata dai sindacati. Tuttavia l'Ufficio Scolastico Regionale invita alla calma. La previsione sarebbe infatti precoce in quanto, nonostante l'annuncio dell'aumento della soglia di alunni da 600 a 900, non ci sarebbe alcun decreto attuativo che possa legittimare i numeri riportati.

Secondo Giuseppe Pierro, il direttore generale dell'Usr quindi non c'è nulla di deciso in quanto il numero dei dirigenti ed altre eventuali deroghe saranno discusse in sede di Conferenza Stato-Regioni.

La Regione avrebbe per altro già approvato e pubblicato il piano di dimensionamento relativo all'anno 2023/24, senza che vi siano differenze rispetto all'anno precedente. Qualsiasi sia l'effetto della regionalizzazione della scuola dunque, non cambierà nulla prima di settembre 2024.

Riguardo il rientro dei dirigenti in Sicilia Pierro afferma che:
"Il passaggio alla norma del dimensionamento scolastico sarà graduale, almeno nell'arco di tre o quattro anni - afferma Pierro - ma la Regione, che ha la facoltà di intervenire su queste materie, concederà molte deroghe per via della specificità dell'isola, basti pensare alle scuole delle aree montane o delle isole minori"Il dirigente dell'Usr Sicilia ribadisce comunque che non saranno i plessi a chiudere, ma i dirigenti a dirigere più di un istituto in caso di fusione. La Regione si impegnerà piuttosto a far sì che nessuna scuola abbia succursali in un Comune lontano. Come detto in apertura insomma, la regionalizzazione continua a essere una proposta divisiva.

Flc e Cgil avviano una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare contro l'autonomia scolastica

I sindacati Flc e Cgil si sono intanto riuniti in assemblea a Siracusa per opporsi alla riforma, avviando una raccolta firme per la presentazione di una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare.

Gianni La Rosa, segretario di Flc-Cgil di Siracusa si schiera infatti con chi pensa che la proposta di autonomia scolastica spaccherebbe l'Italia aumentando il divario tra le regioni più ricche e quelle con meno risorse. A rischio il diritto allo studio di tanti studenti siciliani e l'omogeneità della scuola in merito a salari e percorsi di reclutamento. L'istruzione, ribadisce La Rosa, "Deve essere unica a livello nazionale".

Graziamaria Pistorino di Flc Cgil nazionale afferma, a proposito della raccolta firme, che ne servono 50.000 per portare la legge alla discussione parlamentare. La scadenza per la raccolta è stata fissata al 9 maggio 2023.

L'assemblea sindacale è dunque proseguita tutta su questi toni. I vari interventi hanno infatti sottolineato come la regionalizzazione della scuola è una riforma penalizzante nei confronti del Sud, che andrebbe a minare l'omogeneità della proposta scolastica.

Un aspetto importante è stato sottolineato proprio da Pistorino, che ha evidenziato come specialmente il curricolo di istituti tecnici e professionali potrebbe venire influenzato dagli investimenti e dagli interessi delle imprese attive sul territorio. Non rimane dunque che attendere gli esiti di quello che si annuncia un complesso dialogo tra sindacati e Governo.

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