Dopo aver scatenato polemiche sia dalla politica che dai sindacati, il Decreto sul reclutamento docenti è stato finalmente approvato in Consiglio dei Ministri. I cambiamenti rispetto alle attuali procedure di assunzione sono molti, e meritano di essere trattati in maniera approfondita. Certo è che, per quello che è un problema cronico della scuola italiana, il rischio è di aumentare la confusione senza davvero risolvere nulla.
Nelle intenzioni, la riforma del Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi costituisce invece un'inversione di tendenza, grazie anche ai fondi del PNRR.
Facciamo chiarezza su quali sono le modifiche principali al reclutamento docenti e l'accoglienza che hanno ricevuto.
Riforma reclutamento docenti: le novità su formazione, abilitazione e assunzione
Il decreto che ha ricevuto il via libera dal CdM prevede, come abbiamo accennato in introduzione, diversi cambiamenti alle modalità di reclutamento dei docenti. Le modifiche riguardano:
- il percorso universitario abilitante di formazione iniziale, che corrisponde ad almeno 60 CFU, con una prova finale;
- un concorso pubblico nazionale, bandito con cadenza annuale;
- un periodo di prova di un anno che culmina in una valutazione conclusiva;
- la formazione continua in servizio, in orario extra scolastico e con eventuali incentivi salariali in caso di esito positivo;
- l'istituzione di una Scuola di alta formazione che coordini le attività di formazione.
Vediamo i diversi punti in dettaglio.
Percorso universitario abilitante per la scuola secondaria
Il primo step sarà quello dell'abilitazione all'insegnamento, conseguibile attraverso un percorso di formazione abilitante. Con l'obiettivo di fornire le conoscenze tecnico pratiche ai futuri docenti, potrà essere svolto:
- dopo la laurea;
- in concomitanza con il percorso universitario, in aggiunta ai crediti necessari per il titolo.
Durante la formazione universitaria per l'abilitazione si prevede anche un periodo di tirocinio nelle scuole. La prova finale, invece, comprenderà anche una simulazione di lezione.
Concorsi annuali per le immissioni in ruolo
Conseguire l'abilitazione all'insegnamento - precisa il Decreto approvato in CdM - non dà alcun diritto all'insegnamento per sé. Consentirà invece l'accesso ai concorsi che, nelle intenzioni del Ministero dell'Istruzione, avranno una cadenza annuale:
- per coprire le cattedre vacanti;
- per velocizzare l'immissione in ruolo.
Questi i requisiti che i candidati dovranno possedere per l'accesso alle procedure selettive:
Insegnamento | Requisiti |
---|---|
Posti comuni | Laurea magistrale o magistrale a ciclo unico, oppure il Diploma di II livello dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti |
Abilitazione all'insegnamento specifica per la classe di concorso | |
Insegnanti tecnico-pratici | Laurea, oppure Diploma di I livello dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti |
Abilitazione all'insegnamento specifica sulla classe di concorso | |
Posti di sostegno | Superamento dei percorsi di specializzazione per le attività di sostegno |
Periodo di prova di un anno e valutazione finale
Per i vincitori del concorso, il Decreto prevede un'assunzione a tempo determinato con periodo di prova di un anno. A conclusione, il docente dovrà affrontare una valutazione che accerti le competenze didattiche acquisite.
Seguirà, in caso di esito positivo, l'immissione in ruolo.
In particolare, il servizio svolto nel periodo di prova deve essere di almeno 180 giorni, di cui almeno 120 dedicati alle attività didattiche.
Cosa succede nel periodo transitorio?
Come prevedibile, ci sarà un periodo di aggiustamento in attesa che il nuovo sistema possa riguardare tutti i docenti che vogliono entrare nel sistema di istruzione.
Nel frattempo, gli insegnanti che insegnano da almeno tre anni nella scuola pubblica potranno accedere direttamente ai concorsi annuali. Se vincitori, dovranno in seguito conseguire 30 CFU e svolgere la prova di abilitazione per essere immessi in ruolo.
Anche i docenti che non sono ancora arrivati a tre anni di servizio, ma vogliono insegnare, potranno conseguire i primi 30 CFU - compresi di tirocinio - in modo da accedere il concorso. Se vincitori potranno conseguire i restanti 30 CFU - compresa la prova di abilitazione - per essere immessi in ruolo.
Formazione continua in servizio su base triennale
Il Decreto introduce anche un sistema di formazione in servizio dei docenti, con una pianificazione triennale. Si dovrà svolgere in un orario che non sia quello di lavoro, con possibilità di retribuzione nel caso comporti un ampliamento dell'offerta formativa.
L'obiettivo della formazione continua è per lo più quello di favorire l'innovazione dei modelli didattici, in accordo con le previsioni del PNRR e tenendo conto dell'esperienza dell'emergenza sanitaria. Ma non solo: la riforma del reclutamento docenti prevede anche un incentivo salariale nel caso i percorsi svolti diano esito positivo.
A definire i percorsi di formazione continua sarà l'appena istituita Scuola di alta formazione, che avrà sede a Roma e dovrà anche accreditare e verificare le strutture che faranno i corsi. Inoltre, la Scuola di alta formazione si occuperà anche della formazione del personale ATA.
70 mila assunzioni entro il 2024: la soddisfazione del Ministro Bianchi
La riforma per il reclutamento dei docenti è, per il Ministro dell'Istruzione, un ulteriore passo avanti teso a dare stabilità al sistema dell'istruzione. Un percorso chiaro per l'accesso all'insegnamento e la formazione continua, come abbiamo visto, sono i cardini di questo progetto.
Nelle parole di Bianchi:
"Gli insegnanti sono il perno dei nostri istituti e devono avere un quadro strutturato di inserimento, il giusto riconoscimento professionale e strumenti che consentano un aggiornamento costante, indispensabile per svolgere il loro compito di guida delle nuove generazioni."
Una scuola aperta e inclusiva, nelle intenzioni del Ministro, la cui realizzazione è possibile grazie alle risorse del PNRR e al dialogo con i soggetti coinvolti.
Nessun confronto e riforma che aumenta il precariato: le critiche dei sindacati
Proprio con l'ultimo punto - il dialogo con i soggetti coinvolti - ha inizio il comunicato congiunto di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal e Gilda degli Insegnanti. Una critica fortissima all'operato del Ministero e alla riforma del reclutamento docenti. Non solo la forma scelta del Decreto Legge, che per definizione è una misura caratterizzata da requisiti di necessità e urgenza, ma la mancanza di confronto:
"È possibile che un piano di questa portata sia definito per decreto, senza un vero confronto, né con il Parlamento, né con i sindacati? [...] Il ministro ha presentato la settimana scorsa non un testo su cui aprire il confronto ma delle slides, e oggi porta in CdM un testo diverso".
Inoltre, i cinque sindacati lamentano anche un piano di riforma che non prevede ulteriori investimenti e che, in realtà, depaupera le già esigue risorse destinate al rinnovo del contratto scuola.
Diversa è la critica di ANIEF, e maggiormente diretta verso le procedure del reclutamento previste dalla riforma:
"Prima il concorso era abilitante, ora serve soltanto ad avere un posto come al comune. Prima chi usciva dalle scuole di specializzazione all'insegnamento da abilitato era inserito nel doppio canale di reclutamento, ora dovrà fare per forza un concorso per poter entrare di ruolo. Prima i precari partecipavano direttamente a un concorso riservato, ora dovranno dopo aver vinto il concorso superare altre due prove."
Riforma del reclutamento docenti: le prospettive future
Con l'approvazione del testo in Consiglio dei Ministri, adesso si attendono la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ma, trattandosi di un Decreto Legge, la riforma dovrà essere sottoposta al Parlamento per la conversione in legge e approvata entro 60 giorni dalla pubblicazione in GU.
In questa fase, sarà possibile per le due camere effettuare modifiche al testo, per cui è probabile che ci saranno ulteriori cambiamenti alla riforma del reclutamento docenti. Nella speranza che né la riforma né le sue modifiche generino ulteriore confusione.