È ormai di routine sentire parlare, all'interno dell'ambito scolastico, di alunni con DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento), ADHD, autismo e, probabilmente, anche sindrome di Asperger. Tutte queste forme di disabilità vengono racchiuse dal termine neurodiversità che, soprattutto negli ultimi anni, ha preso sempre più piede per dar luce a una questione fino a poco tempo fa molto sottovalutata.
Soprattutto per quanto riguarda l'ultima, cioè la sindrome di Asperger, è importante che il dirigente scolastico, gli insegnanti e le famiglie di tutti gli alunni della classe di appartenenza dell'alunno con questa patologia siano a conoscenza delle reali problematiche, delle conseguenze e, ovviamente, di come poter intervenire per il benessere non solo del diretto interessato, ma di tutti i compagni.
Cos'è la sindrome di Asperger
Il nome di questa sindrome è stata ideata dal pediatra viennese Hans Asperger che, inizialmente, ha descritto alcuni casi utilizzando il termine "psicopatia autistica". In effetti, la sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo che presenta significative difficoltà nelle relazioni sociali, schemi di comportamento inusuali, interessi molto limitati e problemi comportamentali.
Le similitudini con l'autismo, quindi, sono numerose ma non prevede alcun ritardo mentale. Attualmente, però, non è ancora chiaro se l'Asperger e l'autismo di alto livello possano effettivamente essere la stessa cosa.
Appare chiaro come le manifestazioni della sindrome incidano notevolmente sull'attività scolastica del soggetto colpito, e lo fanno sotto numerosi aspetti:
Sindrome di Asperger e interazione sociale
I soggetti affetti da Asperger presentano tutti le stesse peculiarità nel comportamento e nella comunicazione:
- Mancanza di alcuni atteggiamenti non verbali quali lo sguardo diretto, l'espressione mimica, le posture corporee e i gesti;
- Incapacità di creare relazioni con i coetanei;
- Mancanza di condivisione di gioia, interessi e obiettivi con altre persone;
- Mancanza di reciprocità emotiva e sociale.
Queste sono le principali, ma a livello comunicativo le difficoltà sono ancora numerose:
- Incapacità di comprendere e interpretare il linguaggio non verbale;
- Interpretazione letterale delle frasi sentite;
- Alterazioni della qualità del linguaggio;
- Pronuncia precisa e pedante a livello fonetico;
- Lessico ricercato e forbito a livello semantico;
- Rigidità ortografica a livello sintattico;
- Utilizzo di un registro inadeguato al contesto.
Date le numerose problematiche, appare chiaro come gli studenti affetti da sindrome di Asperger trovino nelle relazioni interpersonali e comunicative uno scoglio quasi insormontabile.
Gli interessi e le abitudini nella sindrome di Asperger
Anche il campo delle abitudine e degli interessi presenta delle peculiarità identiche in tutti i soggetti affetti da sindrome di Asperger:
- Interessi ristretti, a volte anomali;
- Dipendenza da abitudini specifiche, a volte inutili;
- Manierismi motori ripetitivi (es. movimenti complessi di alcune o di tutte le parti del corpo);
- Ossessione per determinate parti di oggetti.
Molti bambini con Asperger dimostrano un interesse molto intenso per una determinata aree intellettuale, che siano storia o matematica; l'interesse può variare nel corso del tempo, ma non varierà mai l'intensità con la quale viene dimostrato.
Questa caratteristica se, da una parte, rende particolarmente performante il bambino in una determinata disciplina, dall'altra può impedirgli di concentrarsi su tutto il lavoro scolastico; questo, sommato ai problemi emotivi e al poco supporto in classe, spesso si tramuta in vera e propria frustrazione che, in alcuni casi, può anche scaturire in un netto rifiuto verso la scuola.
Sindrome di Asperger e difficoltà motoria
I soggetti colpiti da Asperger dimostrano difficoltà anche nel raggiungimento delle tappe di sviluppo motorio basilari, risultando "goffi". Possono essere impacciati, ad esempio, nel pedalare, prendere una palla al volo, aprire un barattolo; di contro, hanno un'andatura molto rigida, posture strane e poca coordinazione anche in una semplice camminata.
Comprensione dei testi e dei discorsi nella sindrome di Asperger
Le varie problematiche della sindrome di Asperger si riversano anche sulla comprensione di testi e discorsi:
- attenzione al dettaglio e non all'idea generale;
- difficoltà nell'elaborare più stimoli contemporaneamente;
- scarsa creatività;
- disturbi dell'apprendimento come disgrafia, discalculia;
- impulsività;
- difficoltà nell'apprendere gli errori e trovare strategie alternative;
- su lettura, scrittura e matematica può avvenire che si mostrino elevate capacità sul versante linguistico e difficoltà nel calcolo e viceversa;
- confusione tra realtà e fantasia;
- giochi immaginari solitamente solitari.
Sindrome di Asperger e sensibilità sensoriale
Altra peculiarità della sindrome di Asperger è lasensibilità verso i suoni specifici, ma può essere evidente anche verso l'intensità della luce, il gusto di alcuni cibi o la consistenza di determinati materiali. Non solo:
- Reazioni spropositate o sottotono in presenza di un dolore fisico, di un disagio;
- Rigidità fisica in contesti ricchi di stimoli sensoriali, come la classe.
Studenti con Asperger: come intervenire a scuola
Date tutte queste premesse, l'intervento scolastico verso studenti con la sindrome di Asperger deve essere mirato e caratterizzato da motivazioni e obiettivi studiati su misura. Nello specifico si deve:
- fissare obiettivi realistici;
- sfruttare l'interesse speciale dello studente, incoraggiandolo;
- utilizzare il suo interesse come ricompensa (ad es. se svolge tutti i compiti);
- aumentare la sua autostima attraverso i suoi interessi;
- elogiare i suoi sforzi;
- coinvolgere la classe in un clima di collaborazione.
In ogni caso, la strategia da adottare può essere racchiusa in un unico punto: bisogna considerare e valorizzare i punti di forza degli studenti con Asperger, e non sottolinearne le lacune. La maggior parte dei soggetti, infatti, mostra segni di miglioramento se aiutata a riconoscere le difficoltà ma con la consapevolezza che c'è sempre una via d'uscita.
Sindrome di Asperger e strategie
Gli alunni con Asperger, dati i deficit delle competenze relazionali, necessitano anche di strumenti adeguati per poter comunicare con gli altri; di conseguenza è molto importante:
- Salutarli non appena entrati in classe (dovrebbero farlo sia gli insegnanti, sia i compagni);
- Aiutarli ad attirare l'attenzione toccando o chiamando gli altri;
- Spronarli a chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, sfruttando anche il supporto di immagini;
- Incentivarli a condividere le proprie cose con gli altri.
Un altro aspetto che deve essere tenuto in considerazione, dato che si tratta di soggetti con rituali e abitudini estremamente rigidi, è la possibilità che possano verificarsi crisi e scoppi di collera: non riuscendo a reagire in modo funzionale a forzature, regole, fallimenti, le reazioni "esagerate" o "fuori luogo" potrebbero essere assolutamente normali.
Il consiglio, quindi, è di non obbligarli a cambiare bruscamente le loro abitudini ma, al contrario, è sempre meglio osservarli e anticipare queste reazioni gestendo al meglio i problemi comportamentali. Per ottenere ciò, a scuola potrebbe rivelarsi utile:
- Ricercare e individuare gli elementi che favoriscono i comportamenti problematici, in modo da eliminarli o prevenirli;
- Rispettare i tempi dell'alunni con Asperger;
- Organizzare la sua giornata in classe pianificando anticipatamente le attività che andrà a svolgere;
- Programmare il materiale didattico in modo ordinato, così che lui possa usufruirne autonomamente;
- Incoraggiarlo a imitare i suoi compagni;
- Cercare di farlo rimanere in classe e insieme ai compagni il più a lungo possibile;
- Spronarlo a esprimere le sue emozioni;
- Utilizzare un programma di rinforzi per migliorare i comportamenti positivi (Token Economy, ad esempio, una tecnica basata sull'emissione di rinforzatori simbolici, cioè i gettoni, ogni volta che si assume un comportamento positivo).
Data la mole di attività e di interventi che bisogna svolgere con un alunno affetto da Asperger, è necessaria la collaborazione tra gli insegnanti e tra questi e i vari professionisti del settore (psicologi, educatori, terapisti, logopedisti) che possano mettere a disposizione le proprie competenze e le proprie tecniche per favorire l'acquisizione di abilità funzionali e comportamentali.
Molto importante, al contempo, coinvolgere la famiglia dell'alunno: le strategie messe in pratica a scuola, infatti, devono continuare anche a casa.
L'alleanza tra tutte le figure finora citate prendere forma nel PEI (Piano Educativo Individualizzato), un documento che viene redatto dalla scuola collaborando con tutti i servizi che seguono lo studente. Non si tratta di un semplice pezzo di carta, ma è il risultato di una Diagnosi Funzionale scritta dal neuropsichiatra infantile e di un Profilo Dinamico Funzionale compilato dagli insegnanti.
Questi documenti servono per valutare le capacità del bambino in ogni area personale, sociale e scolastica, evidenziandone non solo le criticità ma anche e soprattutto i punti di forza. Solo così può essere previsto un percorso scolastico che permetta al soggetto di raggiungere i propri obiettivi, prevendendo anche ampi margini di miglioramento.