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Continuano le critiche sulla riforma del reclutamento docenti, stavolta da partiti come il M5S, il PD e Italia Viva: ad aleggiare sulle polemiche, ci sono il consenso e le elezioni del 2023. it-IT Editoriale 2022-06-15T10:12:19+02:00
Docenti

Riforma reclutamento docenti: formazione e tagli non piacciono ai partiti, che vogliono cambiare il testo

Continuano le critiche sulla riforma del reclutamento docenti, stavolta da partiti come il M5S, il PD e Italia Viva: ad aleggiare sulle polemiche, ci sono il consenso e le elezioni del 2023.

Redazione Universo Scuola
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Dopo l'approvazione in Consiglio dei Ministri, la riforma del reclutamento docenti contenuta nel DL n. 36/2022 è approdata in Parlamento per la conversione in legge.

Abbiamo già visto quali sono gli emendamenti presentati dalle forze politiche in Senato, ma la situazione è tutt'altro che rosea. Come sta avvenendo in generale per le politiche complessive del Governo Draghi, anche il nuovo reclutamento ha generato polemiche da parte dei sindacati e dei partiti.

In particolare, alcune delle critiche più dure provengono da MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva, con posizioni di forte contrapposizione con il Ministero.

Riforma reclutamento docenti: lo spettro delle elezioni sul decreto n. 36/2022

Le polemiche sul testo della riforma provengono sostanzialmente da due versanti. Il primo è quello dei sindacati, che fra contrattazione e mobilitazioni chiedono un confronto serio con il Ministero dell'Istruzione da mesi.

Il secondo è invece quello della politica, sul quale però aleggia lo spettro delle prossime elezioni politiche del 2023. Da questo punto di vista, lo scontro in atto sul nuovo reclutamento docenti appare come parte delle manovre per acquisire consenso.

Ne consegue un flusso continuo di critiche e dichiarazioni da più parti, che pure - come vedremo - spesso colpiscono i provvedimenti più controversi della riforma.

Il Ministro Bianchi, in quanto tecnico, può anche esimersi dal prendere parte a questa campagna elettorale indiretta, ma ciò non vuol dire che il percorso del decreto sarà liscio e senza intoppi.

In aggiunta, a rendere più complessa la situazione è anche il successo dello sciopero del 30 maggio, che ha visto un'adesione oltre il 15%.

Votate i nostri emendamenti al Senato: l'appello dei cinque stelle

I primi mormorii provengono dal MoVimento 5 Stelle, che già dalle parole del leader Giuseppe Conte promette battaglia per evitare i tagli sulla scuola. Nello specifico, l'ex presidente della Commissione Istruzione della Camera Luigi Gallo, si oppone ai tagli, ai quiz a crocette e alla crescita delle classi pollaio.

Nelle sue parole:
"Oggi il decreto reclutamento fa tagli al personale e alla card docente, un controsenso ed un prezzo troppo amaro che si abbatterebbe sulla qualità dell'istruzione degli studenti. Lancio un appello al PD e agli altri partiti affinché si uniscano alla nostra battaglia, scongiurare i tagli votando gli emendamenti che abbiamo depositato al Senato".

Formazione iniziale e classi pollaio: le critiche dei democratici

Dal canto suo, anche il PD ha espresso diverse critiche al decreto contenente la riforma del reclutamento docenti, soprattutto in merito a:

  • immissione in ruolo, lunga e dispendiosa, con i 60 CFU per l'abilitazione, la prova e i concorsi;
  • riduzione della carta del docente per finanziare la Scuola di Alta Formazione.

Nell'incontro fra i sindacati e il Partito Democratico che si è tenuto prima dello sciopero del 30 maggio, si erano già viste delle riserve sulla riforma. Secondo il senatore Francesco Verducci, il PD farà battaglia sulle questioni della formazione iniziale e sul sovraffollamento scolastico.

Toccare la carta del docente è un autogol: le parole di Renzi

E proprio sul taglio della carta del docente si concentrano le critiche di Renzi e del suo partito Italia Viva. Secondo l'ex Presidente del Consiglio,
"La carta del docente è stata una nostra, lungimirante, intuizione nel 2015. Toglierla o decurtarla oggi è un errore e un autogol."
Il riferimento di Renzi è ovviamente alla sua Buona Scuola, che tante polemiche ha generato quando approvata dal Governo a guida PD. Adesso la riforma del reclutamento rischia di ottenere un'accoglienza simile, con la differenza che le elezioni sono a un passo, e le forze politiche sono pronte a capitalizzare sulle pur giuste critiche.

L'iter della legge e le future modalità di applicazione

Nel frattempo, l'iter del decreto per la conversione continua in Senato, dove si attende l'inizio della discussione vera e propria sugli emendamenti.

Ma se anche le modifiche al testo non presentassero grandi stravolgimenti del reclutamento docenti, i dubbi sui passi successivi rimangono.

Sarà necessario capire le tempistiche e le modalità dei futuri decreti attuativi e in generale come sarà applicata la nuova riforma.

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